La prof anti-Salvini non si deve toccare, il prof sovranista invece sì: lo dice l’Anpi

1 Lug 2019 14:13 - di Redazione

Adesso l’Anpi mette bocca anche sulle cattedre universitarie: se il docente ad esempio non si schiera con la capitana Carola Rackete semplicemente non merita di insegnare. Proprio così, chiaro e tondo. In barba ai curriculum, ai percorsi di studio, alle pubblicazioni e al lavoro svolto.

E il bello è che questa nuova ammuina voluta dall’Anpi giunge a poche settimane dal caso della prof di Palermo i cui studenti avevano paragonato Salvini a Hitler… In quel caso la libertà di opinione e dell’insegnamento era sacra. La sinistra organizzò mobilitazioni di piazza. La docente venne trattata come una martire. Ci furono sit in sotto il ministero della Pubblica istruzione. In quest’altro caso no, tutto tace. Ad essere “sacra” è solo la fatwa dell’Anpi.

E il caso è quello di Marco Gervasoni, docente di Storia contemporanea all’Università degli studi del Molise, reo di avere scritto un tweet sulle vicende della nave della ong tedesca battente bandiera olandese nel quale dà ragione a Giorgia Meloni. “Ha ragione Giorgia Meloni, la Sea-Watch va affondata. Quindi Sea-Watch bum bum, a meno che non si trovi un mezzo meno rumoroso”, questo quanto scritto a Marco Gervasoni, che oltre a insegnare collabora tra l’altro con il Messaggero e con La Verità. Sul primo quotidiano aveva firmato un pezzo in cui definiva Carla una pirata che gioca a fare il capitano con i soldi di papà…

Un’opinione che evidentemente non gli è stata perdonata. Il presidente dell’Anpi Molise Loreto Tizzani sentenzia: “I toni pesantemente irridenti, ed ancor più le parole usate nell’augurarsi che la nave Sea-Watch venga fatta saltare in aria, sono in se stessi inaccettabili, e certo indicativi di una visione del mondo e dei diritti umani a dir poco sconcertante”. “Ma ciò che li rende assolutamente vergognosi è il fatto che ad usarli sia un docente universitario, e per di più un docente di storia:  la categoria cioè di coloro che avrebbero l’alto compito di educare le giovani generazioni instillando in loro conoscenza, competenza, etica. Senza dimenticare il rigore di analisi e di acquisizione di dati che dovrebbe costituire il necessario bagaglio operativo di chi si avvicini allo studio della storia. Ci si chiede dunque cosa e come potrà insegnare ai propri studenti chi liquida la vicenda della Sea-Watch, così complessa indubbiamente dal punto di vista giuridico  ma elementare, addirittura, da quello dell’umanità, con battute di pessimo gusto sui metodi per farla esplodere e con frasi di rimpianto per il trattamento dell’impiccagione riservato una volta ai pirati”. L’Anpi auspica infine che “comportamenti così gravi, soprattutto per i possibili effetti negativi sugli studenti dal punto di vista umano e didattico, siano adeguatamente valutati dall’Università, che negli insegnamenti che impartisce ha prima di tutto l’obbligo al rispetto dei diritti dell’uomo sancito all’articolo 2 della Costituzione che deve restare il faro di ogni intenzione e azione, in particolare per chi detiene un ruolo di alto livello istituzionale”.

 

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