La Meloni non cede alla demenza del web su Camilleri e si inchina a lui e alla Sicilia

17 Lug 2019 16:21 - di Ginevra Sorrentino

«Con Andrea #Camilleri se ne va un grande protagonista della letteratura italiana contemporanea. Grazie alle sue opere tradotte in tutto il mondo, ha fatto conoscere e riscoprire la bellezza e le contraddizioni di una terra meravigliosa come la #Sicilia». Giorgia Meloni affida a Twitter il suo messaggio di cordoglio per la scomparsa dello scrittore siciliano su cui il web si sta dividendo, tra chi se ne accomiata con rimpianto, e chi invece continua a professare la propria irriverenza. E tra vip e intellettuali di sinistra che rivendicano lo scrittore appena scomparso tra le fila di un esercito di buonisti dem e rivoluzionari anticonformisti radical chic – per cui Camilleri è stato il guru del sentire civile e del comune dissentire – e chi se ne discosta polemicamente, dissociandosi da una visione del mondo e della letteratura in cui non riesce a riconoscersi, ci sono anche i messaggi, i post e i tweet della politica che, al “papà di Montalbano” riconosce istituzionalmente meriti culturali e virtù sociologiche come pregi universali. E il tweet di Giorgia Meloni dimostra l’appartenenza a quest’ultima modalità di commento.

Il tweet di Giorgia Meloni sulla scomparsa di Andrea Camilleri

Tra le righe del messaggio della Meloni, infatti, non possono non intravedersi i rimandi a piè di pagina e le note a margine di una meta-scrittura che diventa meta-interpretazione, tipiche di una lettura di più ampio respiro del lavoro di Camilleri. Del resto, proprio l’ultima fatica letterario-drammaturgica portata sotto i riflettori dall’autore siciliano nelle vesti dell’indovino cieco Tiresia, non si rivolge forse a tutti, provando a scuotere la coscienza collettiva e a formulare nuovi scenari di là da venire? Guarda caso, lo stesso Fatto Quotidiano, in uno dei tanti servizi dedicati oggi alla scomparsa di Camilleri, riperticando le parole dello scrittore siciliano rilanciate da Tomaso Montanari, scrive: «Non credete a Renzi o ai 5 Stelle, sono già cadaveri, già fuori dalla vostra storia e dal vostro avvenire, teneteli lontani dal vostro avvenire. Voglio darvi un consiglio: rifate la politica che è quasi diventato un sinonimo di disonestà»: già, perché così parlava Camilleri rivolgendosi agli studenti del liceo Empedocle di Agrigento, puntando il dito – prosegue Montanari – «contro due leader popolari, Matteo Renzi da un lato, Luigi Di Maio dall’altra» e utilizzando «un linguaggio duro, provocatorio, un linguaggio della verità. È la grande eresia di chi per statura morale e per età, può sentirsi davvero libero di dire quello che pensa, spiega lo storico dell’arte». Forse allora, proprio quella libertà e il pregio di saperla esprimere con la cifra stilistica dell’immaginazione innestata su un profondo senso dell’appartenenza culturale, è il comune denominatore di Camilleri: quello che ha ammaliato tutti, intellettuali e politici, in maniera bipartisan.

 

 

Commenti

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  • Il Patriota 18 Luglio 2019

    Premetto che ho letto diversi libri di Camilleri ed ho visto tutte le fiction su Montalbano. Mi piaceva quella forma di linguaggio italo-siculo usato da Camilleri. Però non mi è mai piaciuto il Camilleri comunista. Soprattutto quando giustifica il suo periodo fascista col fatto che allora lo erano tutti, e che il suo antifascismo – come diceva – era comunismo. Nulla da obiettare, gli estremi si incontrano sempre, ma il comunismo di Camilleri era quello sovietico, notoriamente antipatriottico, favorevole ad un regime che voleva portare il suo paradiso e quello dell’illuso Camilleri alla democrazia del KGB. Con che coraggio diceva che Salvini sarebbe stato un perfetto dittatore? Ieri, al TG delle 14, 20 minuti solo per parlare di questa grave perdita per la nostra cultura. Tra i lettori dei suoi libri, mi piacerebbe sapere quanti sono quelli che hanno letto i libri che non narravano le gesta del Commissario.

  • Albert 2019 18 Luglio 2019

    Io non ci sto! L’alternativa non è tra chi insulta in modo incivile e becero Camilleri e chi lo incensa in modo imbarazzante. Il punto è che Camilleri – come scrive giustamente oggi Gandola sulla Verità – ha venduto milioni di libri (anche grazie ad un impressionante sostegno pubblicitario e di marketing) ma era un mediocre scrittore. Se vogliamo trovare grandi scrittori, che hanno descritto magistralmente la Sicilia, allora dobbiamo leggere Verga, Vittorini, Sciascia, non certo Camilleri.