La manovra di Salvini fa infuriare il M5S: «Con le parti sociali ha fatto solo politica»
Di istituzionale c’è solo la sede, il Viminale. Quanto al resto, l’incontro con sindacati e associazioni di categoria fortemente voluto da Salvini è, né più né meno, un confronto tra la Lega e le parti sociali. Lo ha rimarcato lo stesso vicepremier aprendo i lavori: «Nessuno vuole sostituirsi all’esecutivo», ha assicurato. Un basso profilo che fa a pugni con la baldanza che aveva accompagnato l’annuncio dell’iniziativa all’indomani della vittoria leghista alle elezioni europee. Da allora sembra passato un secolo. Tutta colpa dell’affaire russo che ha depotenziato l’iniziativa, il cui vero scopo era quello di legittimare il capo del Carroccio quale vera guida del governo. Non per niente Conte l’aveva bollata alla stregua di una «sgrammaticatura istituzionale». Come fu anche il comizietto improvvisato da Luigi Di Maio dal balcone di Palazzo Chigi per sventolare il reddito di cittadinanza appena approvato dal Consiglio dei ministri. Allora, però, Conte tacque.
All’incontro convocato al Viminale presenti oltre 40 sigle
Ma torniamo al tavolo del Viminale: sono oltre quaranta le sigle che hanno accolto l’invito di Salvini per fare il punto sulla prossima manovra economica. Tra i relatori anche Armando Siri, costretto un paio di mesi a dimettersi da sottosegretario alle Infrastrutture dopo che il suo nome era stato iscritti nel registro degli indagati nell’inchiesta siciliana su un presunto giro di mazzette intorno all’energia eolica. La sua presenza al vertice fa infuriare il M5S: «È la prova – dicono – che si tratta di un incontro politico». È proprio lui a spiegare alle parti sociali la flat tax: «Porterà benefici a 40 milioni di contribuenti e 20 milioni di cittadini». Prima di lui era stato Salvini a fare gli onori di casa lisciando il pelo agli interlocutori. Un inchino (non scontato) alla concertazione («la manovra 2019 la faremo tutti insieme») e la promessa che la stessa andrà «definita tra luglio e agosto» con un nuovo incontro a «tra 15 giorni».
Salvini: «La legge di bilancio va preparata subito»
Ma il vero obiettivo di Salvini era la demolizione del pacchetto Cinquestelle sulla manovra: il primo missile centra in peno la legge sul salario minimo («prima tagliamo le tasse a chi i salari li paga»), il secondo lo sblocca-cantieri («non c’è più tempo da perdere, i “no” non sono più accettabili»), il terzo, infine, la giustizia («ci chiedono riforma ampia e coraggiosa»). Il rischio, di questo passo, è che ella seconda manovra giallo-verde restino solo fumanti macerie. È infatti fin troppo chiaro che Lega e M5S sono ormai divisi su tutto. Ma è altrettanto chiaro che finora Salvini ha lanciato solo penultimatum. Ci vuol poco in politica a passare da uomo solo al comando a “can che abbaia non morde”.