La capitana querela Salvini e sbugiarda Macron: chiese l’attracco a Marsiglia, l’Eliseo l’ignorò

11 Lug 2019 14:11 - di Ginevra Sorrentino

«Le parole utilizzate dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini nei confronti della mia assistita la stanno esponendo ad eventuali aggressioni: una vera e propria istigazione a delinquere che arriva da un ministro della Repubblica»: spiega così, l’avvocato Alessandro Gamberini, difensore di Carola Rackete, la comandante della Sea Watch, il deposito previsto per domani alla Procura di Roma della querela nei confronti del titolare del Viminale, nella quale si ipotizzano i reati di istigazione a delinquere e diffamazione. Una denuncia in cui, anticipa il legale della donna, si chiederà il sequestro dei profili Facebook e Twitter del leader della Lega, Matteo Salvini, e di altri social «propaganti messaggi d’odio». In aggiunta, però, va detto che mentre tutti santificano al divinità laica dell’accoglienza coatta, e Macron continua a fare la morale al ministro dell’Interno, viene fuori – in un’intervista rilasciata dalla capitana a Le Nouvel Observateur – che quando era al timone della nave della Ong tedesca battente bandiera olandese, la comandante avrebbe chiesto, infruttuosamente, la possibilità dell’attracco a Marsiglia…

Carola querela Matteo Salvini

In base a quanto riportato in queste ore dal sito de Il Giornale, dunque, intervistata nei giorni scorsi da Tomas Statius per Le Nouvel Observateur, e tra le varie dichiarazioni rilasciate, la Rackete avrebbe sostenuto di aver rivolto un appello all’esecutivo d’oltralpe, appello rimasto a sua detta lettera morta. «Avevamo chiesto autorizzazione al governo francese per attraccare a Marsiglia, ma non c’ha risposto nessuno». Meglio: come scrive il quotidiano milanese diretto da Sallusti, «tra i punti più interessanti delle dichiarazioni della ragazza tedesca, emerge per l’appunto quella riguardante il governo francese: la richiesta è stata inoltrata al prefetto, fino al Presidente della Repubblica. Ma nessuno ci ha risposto. Nessuna risposta è mai arrivata». E così, mentre il tira e molla tra la Sea Watch con al timone la capitana Carola e il ministro dell’Interno deciso a sostenere la linea dura contro lo sconfinamento nelle acque territoriali italiane è ben noto a tutti, della richiesta presentata a Parigi e lasciata cadere nel vuoto dalle autorità transalpine nulla è trapelato finora, con buona pace di Salvini e sostenitori che lo hanno bollato dalle opposizioni interne e dallo stesso Macron in veste di grillo parlante, come portabandiera di un comportamento «poco umano»…

E inguaia Macron: chiese l’attracco a Marsiglia

Una bagarre divenuta come noto da polemica politica a querelle giudiziaria con la Sea Watch al centro del primo scontro istituzionale con una Ong da quando è in vigore il nuovo decreto sicurezza bis che, con la capitana al comando pronta a impugnare la norma che vieta sconfinamento a approdo in un porto italiano chiuso prima di fronte al Tar e poi alla Corte europea dei diritti dell’uomo: ottenendo in entrambe i casi il no giuridico all’ingresso della nave in Italia. Come noto, poi, il caso sarebbe degenerato immediatamente in scontro politico anche su fronte dei rapporti con i partners europei, platealmente indifferenti alla questione se non in ultima analisi quanto, oltrepassati limiti e confini da parte della Sea Watch, si è cominciato a parlare di redistribuzione dei migranti. E così, ci si è ritrovati da una parte con Salvini critico contro l’atteggiamento a dir poco scarsamente solidale delle istituzioni comunitarie, dall’altra con i diversi governi europei – quello francese di Macron in testa a tutti – a puntare l’indice contro la condotta «irresponsabile» dell’Italia.

La sua richiesta cadde nel vuoto senza nemmeno risposta

E nel coro di protesta dei colleghi Ue, spicca – e non a caso Il Giornale la riporta una volta di più – la voce portavoce del governo francese Sibeth Ndiyaye che, proprio nei giorni caldi del caso Sea Watch, e mentre Parigi ignorava cordialmente la richiesta d’attracco a Marsiglia rivoltagli dalla capitana, ebbe a dire: «Il comportamento del vicepremier e ministro dell’ Interno italiano sulla questione migranti non è accettabile. L’ Italia non è un paese indegno, ma non è all’altezza sull’accoglienza». Non solo: a fare eco alle parole di Ndiyaye interviene quasi subito anche il ministro dell’interno Christophe Castaner che, in veste di portavoce delle dure critiche mosse a Roma e al Viminale, aggiunse: «Roma fa la scelta di soluzioni non concertate con i suoi partner europei, denunciando una mancanza di solidarietà dell’ Europa e dei suoi Stati membri. Salvini ha annunciato una chiusura dei suoi porti in violazione del diritto internazionale del mare». Quello stesso diritto calpestato e ignorato negando anche solo una risposta sull’approdo di Marsiglia. Ma dall’Eliseo, al momento – e tanto per cambiare – tutto tace…

 

 

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