In ricordo di Ivo Laghi, il «rivoluzionario gentiluomo» che fece grande la Cisnal
Riceviamo da Massimo Visconti e volentieri pubblichiamo
Il 16 luglio del 2006 dopo una breve ma inesorabile malattia finiva la sua vita terrena Ivo Laghi, storico segretario generale della Cisnal dal 1977 al 1990. Con l’avvento di Ivo Laghi alla Segreteria generale del sindacato si chiuse, nel 1977, una lunga lotta interna iniziata nel 1975, quando l’allora segretario generale, Gianni Roberti, fece parte di quel gruppo di scissionisti del Movimento sociale italiano che diedero vita a Democrazia nazionale. Dopo il flop elettorale dei dissidenti del partito di Almirante, Roberti di dimise da segretario generale e fu eletto in uno storico e riunificante Comitato centrale Ivo Laghi alla guida della Confederazione. L’ avvento di Ivo Laghi dette un nuovo slancio alla Confederazione che, attraverso alcune modifiche organizzative interne, diede ampio spazio alle categorie e alle strutture confederali territoriali.
L’«unità di intenti» con il Msi
Nei primi mesi del 1980 Laghi siglò un patto d’unità di azione con il segretario del Msi Giorgio Almirante, che sanciva l’autonomia della Cisnal dal partito ma riconosceva «pur nella stessa concezione dello Stato e della società in termini antimarxisti e anticlassisti, un’unità d’intenti che, però, andava sviluppata su un piano paritario e di reciproca autonomia». Ivo Laghi iniziò la sua attività sindacale e politica a Perugia come dirigente del patronato Enas di cui divenne direttore generale dando grande impulso al patronato, che riuscì ad aprire sedi in tutte le provincie italiane con centinaia di sedi zonali. Nel 1980 la Cisnal celebrò un congresso confederale in cui Laghi fu riconfermato all’unanimità segretario generale, ma soprattutto in quel congresso Laghi propose la nuova linea sindacale della Cisnal che vedeva il sindacato in prima linea scendere in piazza contro le politiche antisociali dei governi di centrosinistra e gli accordi che Cgil, Cisl e Uil siglavano con le associazioni datoriali a cominciare da Confindustria. Iniziò allora il grande rilancio di un sindacato che era tenuto ai margini dai partiti e dai sindacati di regime in quanto considerato “fascista”.
La battaglia per la partecipazione
Senza nulla rinnegare dal punto di vista della tradizione sociale, la Cisnal rilanciò con forza la necessità di attuare l’articolo 46 della Costituzione che prevedeva la partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili dell’impresa, ma dette anche il via ad una serie di manifestazioni che iniziarono con uno storico corteo che vide, per la prima volta nella storia della Cisnal, trentamila lavoratori sfilare per le vie del centro di Roma il 23 febbraio 1983 con un comizio che chiuse la manifestazione in piazza SS. Apostoli, dove prima di Laghi prese la parola Giorgio Almirante. Quella fu la prima di tante altre manifestazioni che si susseguirono in tutta Italia e vedevano la Cisnal mobilitata in centinaia di piazze. Nel decennio che va dal 1980 al 1990 Laghi seppe imprimere alla Cisnal una spinta di protesta, ma anche di proposta che caratterizzò tutto il decennio.
La controrivoluzione culturale di “Pagine Libere”
Nel 1987 dette vita alla rivista mensile Pagine Libere, che rispondeva alla esigenza nata dal congresso confederale di dar voce alla cosiddetta «controrivoluzione culturale». Alla direzione di Pagine Libere fu chiamato Marcello Veneziani, che portò a scrivere su quelle pagine le più autorevoli firme del giornalismo e della cultura sindacale e nazionale ed europea. In occasione di un convegno organizzato da Francesco Storace nel 2012, presso la sala Mechelli del Consiglio Regionale del Lazio per ricordare, a sei anni dalla scomparsa, Ivo Laghi, Veneziani lo ricordò definendolo «un rivoluzionario gentiluomo», ricordando la signorilità di Laghi che era pari alla sua fermezza quando trattava i problemi dei lavoratori.
L’eredità di Laghi
Oggi Ivo Laghi se fosse ancora tra di noi si adopererebbe per far riassorbire la diaspora che, purtroppo, ha colpito prima la Cisnal e poi l’Ugl dal 1990 ai giorni nostri dove il sindacato viene utilizzato come trampolino di lancio per arrivare in Parlamento mentre Laghi, seppur venisse lui offerto in occasioni di tornate elettorali un collegio senatoriale sicuro dallo stesso Giorgio Almirante, ha sempre mantenuto fede a quell’incompatibilità tra cariche sindacali e politiche che aveva voluto inserire nello statuto della confederazione nel 1980. Oggi Laghi non manca solo alla sua famiglia. La sua mancanza la sentiamo tutti e in particolare la sentono coloro che hanno, nel periodo della sua segreteria alla Cisnal, collaborato con lui e, come chi scrive, quando non condivise alcune scelte che lo isolarono e lo costrinsero a mettersi da parte, riuscì sempre ad avere in Ivo Laghi un punto di confronto su proposte e idee da portare avanti sempre e comunque nel nome della tutela degli interessi dei lavoratori. Ancora una volta, ricordando il grande sindacalista che fu Laghi, non possiamo che dire: grazie Ivo.