I veleni del Manifesto contro la mostra su D’Annunzio. Preferiscono il negazionismo sulle foibe?

14 Lug 2019 17:59 - di Adele Sirocchi

Una mostra su D’Annunzio: che scandalo. Una statua dedicata a D’Annunzio: doppio scandalo. Al manifesto proprio non digeriscono l’iniziativa della giunta triestina – voluta dal sindaco Dipiazza – che ricorda l’avventura di Fiume, cent’anni dopo, affidando a Giordano Bruno Guerri una iniziativa culturale che i “compagni” vedono come il fumo negli occhi.

Fin dalle prime righe dell’articolo dedicato dal quotidiano alla mostra su D’Annunzio si avvertono risentimento ideologico e livore: “La destra giunta recentemente al governo di città e regione, ha cominciato da allora ad accelerare in un percorso di sfacciato revisionismo, che nelle ultime settimane sta giungendo a forme estreme, di autentico «rovescismo»”.

In cosa consisterebbe questo “rovescismo”? Nel fatto che Guerri presenta D’Annunzio come “disobbediente” e quella di Fiume come una “rivoluzione”. Sempre Guerri viene definito un signore “accreditato come storico”, che ha inaugurato la mostra dannunziano con un “intervento cabarettistico spacciato per lectio magistralis…”. Secondo Il manifesto Guerri, che ha scritto almeno una trentina di libri di storia, proporrebbe tesi “bislacche” che gli sono valse la presidenza della fondazione del Vittoriale, definito – ancora dal manifesto – “la mortifera e sontuosa villa in cui D’Annunzio soggiornò per quasi un ventennio mantenuto da Mussolini”.

Tra l’altro, l’estensore dell’articolo non deve avere neanche ascoltato cosa ha detto Guerri, il quale ha sostenuto che D’Annunzio non era fascista e che l’impresa di Fiume non era fascista (come avrebbe potuto, del resto, essendo precedente?). Ma al di là di questo, al manifesto non devono avere gradito il finale della conferenza stampa dello stesso Guerri, il quale ha annunciato il suo impegno per organizzare una mostra sul Ventennio a Salò, una pagina che gli italiani hanno il “dovere di conoscere”.

Ma l’articolo non si ferma alla denigrazione di Guerri. Il bello arriva dopo: “Da anni una corrente mediatico-storiografica – scrive il quotidiano – presenta Fiume come un luogo di libertà, che anticipò addirittura i movimenti degli anni Sessanta. Fiume fu invece la prova generale della Marcia su Roma, specie nel momento in cui la componente nazionalista ebbe il sopravvento su quelle anarco-libertarie presenti inizialmente. Lo ribadisce il sindaco di Rijeka (Fiume), Vojko Obersnel, che annuncia passi ufficiali con le autorità italiane, scrivendo tra l’altro: «Le iniziative che festeggiano l’occupazione delle terre degli altri, sono in opposizione con la politica europea, che, come una delle proprie basi, ha l’antifascismo»”.

Quindi a Trieste ci si deve preoccupare di ciò che pensa il sindaco di Fiume prima di organizzare una mostra o di dedicare una statua? E una mostra non è forse una occasione di approfondimento? Perché mai parlare di “festeggiamenti” che non avrebbero senso tra l’altro visto che l’esperienza di Fiume si chiuse in modo drammatico? Dunque gli italiani non hanno diritto di riflettere sulla storia del Novecento che li riguarda?

Mai, si lamenta l’autore dell’articolo, il “rovescismo” aveva toccato simili abissi. Evidentemente da quelle parti apprezzano molto di più il revisionismo sulle foibe e i presunti storici che se ne fanno paladini, i quali magari non hanno neanche pubblicato le loro tesi di laurea… Un’ultima annotazione: al manifesto hanno mai sentito parlare degli studi di Claudia Salaris su D’Annunzio libertario? Si trovano in un libro del 2008. Undici anni dopo certe stucchevoli polemiche ideologiche hanno un sapore davvero anacronistico…

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