Fine della straziante agonia: è morto Vincent Lambert, l’ultima vittima dell’eutanasia
Alla fine non ce l’ha fatta. e il suo fragile corpo si è abbandonato all’agonia imposta con lo stop alle cure ed ha ceduto. Vincent Lambert è morto alle 8:24 al Policlinico di Reims. A dare la triste notizia ha provveduto il nipote Francois. Si chiude tra le polemiche, e con uno straziante addio dei genitori che si sono battuti fino all’ultimo per opporsi alla decisione dello stop alle cure presa dal medico e dalla moglie dell’uomo, il caso di coscienza drammaticamente noto e che ha sconvolto l’Europa tutta; il caso di Vincent Lambert, l’ex infermiere 42enne che in seguito a un incidente automobilistico risalente a quasi 11 anni fa, era in stato neurovegetativo. Poi, solo la scorsa settimana, e a conclusione di una lunga vicenda giudiziaria, la decisione di interrompere le cure palliative che hanno portato ad un lento ma inesorabile addio.
È morto Vincent Lambert: fine della straziante agonia
Una vicenda tragica, quella di Lambert, l’ex infermiere 42enne tetraplegico, in stato vegetativo da oltre dieci anni, su cui si sono accesi i riflettori di mezzo mondo e che ha riportato in prima linea il dibattito sull’eutanasia (anche se tutto può considerarsi la morte sopraggiunta in seguito allo stop alle cure palliative e all’alimentazione, tranne che “dolce”) e riacceso il ricordo sul caso analogo di Eluana Englaro. A differenza del precedente italiano, però, secondo la stampa francese nel caso di Vincent Lambert è stato il medico a decidere di «interrompere i trattamenti». Una scelta legata alla sentenza emessa nelle scorse settimane dalla Corte di Cassazione, che aveva cancellato la sospensione dello stop ai trattamenti preannunciata il 20 maggio scorso dalla Corte d’appello di Parigi. Il medico, appoggiandosi su questa possibilità giuridica, ha deciso quindi di dare lo stop ai trattamenti. Una procedura a cui sono sempre, strenuamente opposti e i genitori di Lambert.
Un drammatico simbolo di una controversa battaglia
Un epilogo drammatico contro cui si è espresso anche il Vaticano, parlando in una nota congiunta sul caso di Vincent Lambert in Francia – firmata dal cardinale Kevin Farrell prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita e da Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita – di «grave violazione della dignità della persona che l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione comportano»; una nota con la quale si ribadivano e condividevano le dichiarazioni e le prese di posizione già espresse dall’arcivescovo di Reims, Monsignor Eric de Moulins-Beaufort. «Lo “stato vegetativo” è uno stato patologico certamente gravoso, che tuttavia non compromette in alcun modo la dignità delle persone che si trovano in questa condizione, né i loro diritti fondamentali alla vita e alla cura, intesa come continuità dell’assistenza umana di base – si affermava nella nota in questione –. L’alimentazione e l’idratazione costituiscono una forma di cura essenziale sempre proporzionata al mantenimento in vita».
La Chiesa cattolica contro la “cultura dello scarto”
E ancora: «Alimentare un malato non costituisce mai una forma di irragionevole ostinazione terapeutica, finché l’organismo della persona è in grado di assorbire nutrizione e idratazione, a meno che non provochi sofferenze intollerabili o risulti dannosa per il paziente». Piuttosto, sottolineano il Cardinale Farrell e Monsignor Paglia, «la sospensione di tali cure rappresenta una forma di abbandono del malato, fondata su un giudizio impietoso sulla sua qualità della vita, espressione di una cultura dello scarto che seleziona le persone più fragili e indifese, senza riconoscerne l’unicità e l’immenso valore. La continuità dell’assistenza è un dovere ineludibile». Ma né questo appello alla vita, né le preghiere di Papa Francesco e di tutta la Chiesa cattolica sono riuscite a scalfire coscienza e cuore di chi ha inferto lo stop.