Expo, Sala condannato a sei mesi per falso. «Ma resto sindaco di Milano»

5 Lug 2019 13:52 - di Redazione

Il sindaco di Milano Giuseppe Sala è stato condannato a sei mesi nel processo sulla cosiddetta Piastra, in cui l’allora commissario unico e amministratore delegato di Expo è accusato di falso materiale e ideologico per la retrodatazione dell’atto di nomina della commissione di gara di un appalto sull’opera portante dell’Esposizione universale. Bando di gara che se ripetuto avrebbe rischiato di mettere in forse, dati i tempi stretti, la manifestazione internazionale del 2015.

I giudici della decima sezione penale, presieduta da Paolo Guidi, al termine della camera di consiglio durata circa due ore, hanno accolto in parte la tesi accusatoria che aveva chiesto una pena a un anno e a un mese di reclusione. La pena è stata commutata in una multa di 45mila euro. Per la corte presieduta dal giudice Paolo Guidi, Sala, a cui sono state concesse le attenuanti generiche, è “colpevole limitatamente alla retrodatazione del verbale di annullamento di nomina della commissione giudicatrice e del verbale di nomina della commissione giudicatrice”. Assolti, invece, gli altri tre imputati: Antonio Rognoni, ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, Angelo Paris, ex manager di Expo e presidente della commissione giudicatrice e Piergiorgio Baita, ex presidente della società Mantovani. Le motivazioni saranno rese note tra 90 giorni.

L’inchiesta che è costata cara a Sala

Al centro della vicenda giudiziaria la commissione che doveva assegnare l’appalto dell’opera portante di Expo, poi vinto dalla ditta Mantovani con un maxi ribasso. Due dei cinque componenti della commissione nominata il 15 maggio 2012 risultano incompatibili per ricoprire l’incarico. L’atto di annullamento e il nuovo verbale di nomina dei due sostituti viene sottoscritto il 31 maggio, ma la data riportata in calce è quella del 17 maggio 2012, il giorno antecedente la prima riunione. Una retrodatazione di 13 giorni che ha la scopo di mettere la procedura a riparo da eventuali ricorsi, evitare il doversi ripetere della gara e quindi non mettere a rischio, visti i ritardi, l’inaugurazione di Expo.  La sentenza non ha risvolti concreti sulla poltrona del primo cittadino, ma sembra destinata a sollevare più di qualche critica da parte degli avversari politici. La condanna di Sala arriva al termine di un procedimento tortuoso: inizialmente l’indagine si era conclusa con la richiesta di archiviazione, respinta dal gip a fine 2006 e, in seguito, la procura generale aveva avocato il fascicolo con il via alla seconda indagine e all’iscrizione di Sala tra gli indagati nel 2017. Il reato per il primo cittadino si prescrive in autunno.

Sala resta al suo posto

«Questa sentenza non produrrà effetto sulla mia capacità di essere sindaco», ha immediatamente commentato il primo cittadino lasciando l’aula del tribunale di Milano. «Sono resistente», ha aggiunto piuttosto amareggiato. «Una sentenza del genere, dopo sette anni, per un vizio di forma, allontanerà tanta gente per bene dall’occuparsi dalla cosa pubblica. I sentimenti che ho sono negativi, qui è stato processato il lavoro e io ne ho fatto tanto…».

Commenti

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  • Giuseppe Tolu 5 Luglio 2019

    E ti pareva…. Tanto, per quel che hai combinato fino ad oggi, di peggio non si può, tranquillo