Di Maio e il terrore del voto: pronti gli scalpi di Toninelli e (forse) della Trenta

20 Lug 2019 6:00 - di Francesco Storace

Giuseppe Conte è un mito. Con la sua faccetta un po’ così si prepara al rimpastino. Sì, perché ieri ci ha deliziato con l’urgenza della sostituzione di un sottosegretario… Signor presidente, risate a parte, non crede che sia arrivato invece il momento della serietà e che spieghiate agli italiani che cosa vi dice di fare la zucca? Ogni volta che apparite in tivù o sui nostri telefonini ci assale il terrore. E ora che vi state inventando, specialmente lei e il suo prode Di Maio?
In questo caso non dovete rispondere “e Salvini?”. Perché quello almeno c’ha i voti, il doppio dei vostri, e voi lo sfruculiate. Però neanche il capo della Lega può pensare che tutto finisca a tarallucci e vino. Proprio perché Salvini ha ambizioni in grande, non deve tollerare la trasformazione del governo che sostiene e della politica in generale, in una specie di circo. Mancano i domatori e loro si sbranano l’uno con l’altro a suon di dichiarazioni.

Il rimpasto in modalità “quelli di prima”

Ieri sembrava distrutta la coalizione di governo. Poi, con il passare delle ore, abbiamo dovuto fare di nuovo i conti con il vocabolario dell’antichità: rimpasto. Vi siete messi in modalità “quelli di prima”, caro di Maio. Il capo protempore dei pentastellati è alla canna del gas. Sospetta maniacalmente di Salvini perché teme le urne come il tacchino il Natale. Non gli capiterà più nella vita. Sa che la pacchia è finita pure per lui. Poi, Di Maio diffida di Conte, che trama col Pd mentre affossa Giggino. “Bibite, caffè, panini”, urlava dignitosamente al San Paolo. Inevitabilmente, lo aspettano di nuovo allo stadio.
Per evitare il ritorno a casa, Di Maio è pronto a mollare chiunque, già sono pronti gli scalpi di Toninelli alle infrastrutture e Trenta alla Difesa (anche se recita la parte di volerli difendere). Tutto, tranne Costa però che rimarrà all’Ambiente, pure di salvare la (propria) poltrona di governo. Incollato. Imbullonato. Non se ne vuole andare.

Ora sono loro i Cinquestelle a temere il VaffaDay

Alla fine glielo rinfacceranno gli elettori grillini. Ricordate i VaffaDay? Ora accuseranno Di Maio di prenderli letteralmente per il culo. Perché pensa solo a se stesso.
Però, sbaglierebbero tutti i protagonisti della commedia – e vale anche per un leader amato come Salvini –  a sottovalutare il sentimento del nostro popolo. Qui non si tratta della faccia di un ministro o dell’altro, ma della funzionalità del sistema Italia. E con questo governo, con le sue lacune, non c’è traccia di ricostruzione. Tasse sempre più su; burocrazia padrona; territori in balia del derby tra centralismo e autonomismo; soli, solissimi tutti noi nella lotta all’immigrazione clandestina.
Se non c’è più il collante che vi aveva uniti con la recita del contratto di governo, avete il dovere di chiudere la baracca e affidare al popolo sovrano la scelta dei vostri successori. Senza dare troppe colpe a Mattarella, che finora assiste allo spettacolo. Il Quirinale, in questa fase, non può che guardare con tristezza a quello che accade. Poi, certo, ci sarà il dopo. Ma se il dopo rischia di essere la deriva tecnica che temiamo, la colpa sarà di chi ha sbagliato tutto. Il cambiamento si è ridotto ad un ridicolo e pericoloso pasticcio.

Commenti

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  • Giuseppe Lovergine 20 Luglio 2019

    Se la Lega di Matteo Salvini sta “resistendo” a questo contratto di governo con il M5S, è perché non è sicuro che il Presidente Mattarella intenda sciogliere le Camere, facendoci tornare al voto. Il Presidente Mattarella sta alla finestra a guardare gli sviluppi di questo governo, perché ha già programmato quale potrà essere il dopo…e cioè ha già in mente un futuro governo “tecnico”, formato dal PD insieme ai “rivoluzionari” del M5S (Fico, Di Battista, ecc.). I vari tentativi messi in atto dalla Magistratura, dalle calunnie inventate (vedi Siri…), e ultimamente con il “russiagate”, per delegittimare e rendere innocuo politicamente Matteo Salvini, direi che sono falliti, al contrario di Silvio Berlusconi. Una cosa è certa, Matteo Salvini per chi non lo sapesse è un osso duro, è molto intelligente ed è difficile da abbatterlo politicamente. Comunque nel peggiore dei casi, la Lega è pronta a formare una coalizione con FDI e se si decidesse Toti a liquidare questa Forza Italia…