Culle vuote, Istat: dal 2014 è scomparsa una città grande come Palermo

3 Lug 2019 13:29 - di Redazione

Culle vuote in Italia: le nascite arrivano a un nuovo minimo storico nel 2018, segnando i livelli più bassi dall’Unità d’Italia. Lo rileva l’Istat, per cui i neonati iscritti all’anagrafe sono stati 439.747, con un calo del 4% rispetto al 2017, -18mila in valori assoluti.

La diminuzione delle nascite nel nostro Paese si deve principalmente a fattori strutturali. Infatti, si registra una progressiva riduzione delle potenziali madri dovuta, da un lato, all’uscita dall’età riproduttiva delle generazioni molto numerose nate all’epoca del baby-boom, dall’altro, all’ingresso di contingenti meno numerosi a causa della prolungata diminuzione delle nascite osservata a partire dalla metà degli anni Settanta. Dal 2015 la popolazione residente è in diminuzione, configurando per la prima volta negli ultimi 90 anni una fase di declino demografico.

Al 31 dicembre 2018 la popolazione ammonta a 60.359.546 residenti, oltre 124mila in meno rispetto all’anno precedente (-0,2%) e oltre 400 mila in meno rispetto a quattro anni prima. Il calo, spiega l’Istat, «è interamente attribuibile alla popolazione italiana, che scende al 31 dicembre 2018 a 55 milioni 104 mila unità, 235mila in meno rispetto all’anno precedente (-0,4%). Rispetto alla stessa data del 2014 la perdita di cittadini italiani (residenti in Italia) è pari alla scomparsa di una città grande come Palermo (-677 mila)». Si consideri, inoltre, conclude l’Istat, «che negli ultimi quattro anni i nuovi cittadini per acquisizione della cittadinanza sono stati oltre 638mila. Senza questo apporto, il calo degli italiani sarebbe stato intorno a 1 milione e 300mila unità. Nel quadriennio, il contemporaneo aumento di oltre 241mila unità di cittadini stranieri ha permesso di contenere la perdita complessiva di residenti. Al 31 dicembre 2018 sono 5.255.503 i cittadini stranieri iscritti all’anagrafe; rispetto al 2017 sono aumentati di 111 mila (+2,2%) arrivando a costituire l’8,7% del totale della popolazione residente». L’incremento delle nascite registrato fino al 2008 è dovuto principalmente alle donne straniere, ma negli ultimi anni ha iniziato progressivamente a ridursi anche il numero di stranieri nati in Italia, pari a 65.444 nel 2018 (il 14,9% del totale dei nati). Tra le cause del calo, la diminuzione dei flussi femminili in entrata nel nostro Paese, il progressivo invecchiamento della popolazione straniera, nonché l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte di molte donne straniere. Le nascite di bambini stranieri si concentrano nelle regioni dove la presenza straniera è più diffusa e radicata: nel Nord-ovest e nel Nord-est.

Commenti

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  • Marco 4 Luglio 2019

    Ma allora aveva ragione Mussolini quando diceva: “Qualche inintelligente dice: siamo in troppi. Gli intelligenti rispondono: Siamo in pochi. Il numero è la forza dei popoli” – discorso del 26 marzo 1926, (senza per questo voler minimamente inneggiare a Mussolini)
    In quel ventennio la popolazione italiana si raddoppiò con le leggi per aiuti alle famiglie:
    “esenzioni fiscali alle famiglie numerose, la priorità nell’assegnazione di alloggi popolari e di altre provvidenze a chi aveva figli, Opera Nazionale Maternità e Infanzia, Istituti di assistenza e Colonie estive per periodi di “sollievo”, i coniugati dovevano avere la precedenza sui celibi, i genitori sui coniugati senza figli, nei concorsi e nelle promozioni negli impieghi pubblici, nelle assunzioni nelle imprese private e nel riconoscimento di licenze commerciali, lo scarico completo degli interessi passivi sui mutui della famiglia anche se uno dei due coniugi non aveva reddito, assegni famigliari proporzionali al numero dei figli, scatti di anzianità proporzionali al numero dei figli, ecc. ecc.”
    Tutto questo è stato progressivamente cancellato perchè considerate “leggi fasciste” e il risultato di questi 70 anni è sotto gli occhi di tutti e non vengono fatti più figli.

  • Sisko214 4 Luglio 2019

    Non vedo il problema.
    Siamo comunque in troppi rispetto alla superficie del nostro paese.
    Più che lamentarsi del declino demografico, che è inevitabile, i governi dovrebbero attuare delle politiche di gestione del fenomeno prima che i numeri diventino incontrollabili.