Confintesa: «Nelle diatribe tra Conte e Salvini ci rimettono solo i lavoratori»

23 Lug 2019 12:52 - di Redazione

«Alla riunione convocata la scorsa settimana dal Ministro Salvini al Viminale con i sindacati, dove ovviamente il vicepremier ha fatto gli inviti ad libitum, il presidente Conte risponde con un’altra riunione a Palazzo Chigi invitando solo Cgil, Cisl, Uil e, separatamente Confindustria». Lo dichiara Francesco Prudenzano, segretario generale di Confintesa in merito alla riunione che si terrà a Palazzo Chigi solo con una parte della rappresentanza sindacale e datoriale che ormai rappresenta un numero di lavoratori che si aggira intorno al 17% della forza lavoro e un numero d’imprese, peraltro a maggioranza pubbliche, che non rappresenta la realtà datoriale nel suo complesso. «Ancora una volta il Governo del cambiamento usa i metodi gattopardeschi per perpetrare un sistema di rapporti con le rappresentanze del mondo del lavoro ignorando che i lavoratori si stanno orientando ad essere rappresentati da una molteplicità di organizzazioni sindacali che ormai hanno, complessivamente, una rappresentatività superiore a quella di Cgil, Cisl e Uil. In assenza di una reale misurazione del grado di rappresentatività dei sindacati. come avviene nel pubblico impiego, – continua Prudenzano – sarebbe equo mettere tutte le sigle sindacali su un piano di parità oppure, considerato che quando si parla di manovra di bilancio l’argomento interessa anche i pubblici dipendenti, prendere, come base di partenza per le consultazioni, i dati forniti dall’ARAN sul grado di rappresentanza delle organizzazioni sindacali nei quattro comparti della pubblica amministrazione. Sappiamo – conclude Prudenzano -che questo modello che Confintesa propone non è gradito alle confederazioni storiche ma almeno darebbe, all’opinione pubblica, la sensazione di quel cambiamento che in questi 14 mesi non c’è stato. Finchè questo governo continuerà nelle sue diatribe tra le due forze politiche che lo sostengono gli unici a perdere non saranno né Conte e Di Maio, né Salvini ma solo i lavoratori».

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