Carabiniere ucciso, è mistero sulle indagini. Interrogate 4 persone

26 Lug 2019 17:06 - di Federica Parbuoni

Almeno quattro persone sono state sentite in relazione all’omicidio di Mario Cerciello Rega, il carabiniere ucciso nella notte a Roma, durante un intervento a seguito di una rapina. Allo stato attuale non ci sarebbe alcun fermo: nessuno dei sentiti sarebbe considerato autore materiale del delitto. Due degli interrogati sono, secondo quanto trapelato, cittadini americani, che sarebbero stati rintracciati dagli uomini dell’Arma in un albergo di lusso della Capitale, il LeMeridien Visconti di via Cesi, non lontano da dove Cerciello Rega è stato assassinato con 8 coltellate, una delle quali scagliata al cuore. I due sarebbero stati sentiti come testimoni, mentre pare confermata la pista dei due magrebini come autori del delitto.

In caserma via vai di testimoni

Oltre agli americani, altre due persone sarebbero state sentite dagli investigatori: un cittadino albanese e un italiano, che potrebbe essere la vittima della rapina con “cavallo di ritorno” da cui tutto è scaturito. Allo stato attuale, dunque, sembra restare in piedi il primo identikit fornito dal collega del carabiniere assassinato, intervenuto con lui dopo la segnalazione del furto e della richiesta di “riscatto”. Il collega del vicebrigadiere, a sua volta rimasto ferito nella colluttazione con i ladri, avrebbe parlato di due magrebini. E di accento straniero, probabilmente nord africano, aveva parlato, secondo quanto emerso, anche la vittima del furto, della quale ancora non è chiara nemmeno l’identità: non vi è certezza rispetto al fatto che sia una donna, come trapelato nei primi momenti, o un uomo intorno ai 40 anni, come trapelato in seguito.

L’identikit fornito dal collega

Dunque, tutto ciò che riguarda l’imponente caccia all’uomo e all’arma (sono stati controllati anche grate e tombini dell’area intorno al luogo dell’assassinio) in atto a Roma resta, allo stato attuale, piuttosto fumoso. Ciò che appare assodato è che la vittima del furto ha chiamato il suo cellulare dopo che gli era stato rubato e che è stata invitata a un appuntamento in Prati per averlo indietro in cambio di 100 euro. Così avrebbe riconosciuto l’accento nordafricano dei ladri. Sporta denuncia, sul posto si sono presentati i carabinieri, finiti vittime dell’aggressione mortale durante i controlli. «Loro sono scappati. Ho sentito urlare Mario, ho provato a salvarlo chiamando il 118 ma era già troppo tardi», ha raccontato il carabiniere che era in servizio con il vicebrigadiere assassinato. È stato dalla sua testimonianza che è scaturito l’identikit che parlava di «due magrebini», alti circa un metro e 80 circa, magri, uno con una felpa nera e l’altro con una felpa viola, uno dei due con i capelli mesciati. Due magrebini che, da quanto emerge, restano ricercati.

 

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