Caos sulle nomine Ue. Il veto della Lega sui laburisti, l’imbarazzo di Conte: «Vedremo…»

1 Lug 2019 12:31 - di Stefania Campitelli

La faccenda si complica. Per ora sulle nomine dei vertici di Bruxelles l’accordo è lontano: le consultazioni in bilaterale del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk con i capi di Stato e di governo dell’Ue non hanno sciolto la matassa.. Dopo un primo giro di consultazioni durato oltre cinque ore, l’ultima delle quali con la premier britannica Theresa May, Tusk ha avviato un secondo giro rimandato a domani.

Nomine Ue, è ancora stallo

Il laburista olandsede, Frans Timmermans è tuttora sul tavolo dei leader come candidato alla presidenza della Commissione Ue, sostenuto da vari Paesi perché ritenuto in grado di ottenere “consenso” (non certo unanime però). Le posizioni dei leader europei non sarebbero variate molto nel corso della notte, malgrado i tanti incontri. L’accordo sulle nomine, spiegano le fonti, è complicato, ma esiste “la possibilità” di avere un voto. Il tempo stringe: il Parlamento si insedia domani, 2 luglio, e «sarebbe assai irresponsabile uscire da qui senza una decisione:  è la seconda volta che ci troviamo. Oggi è il giorno per trovare un accordo», continua la fone.

 

Il veto della Lega, il «sì, ma» di Conte

Sul fronte italiano, dopo il veto leghista posto su Timmermans, il premier Giuseppe Conte preferisce il guanto di velluto e parla di dialogo e aperture. Posizione confermata anche questa mattina, quando è apparso improvvisamente nella sala stampa di palazzo Justus Lipsius: «Vedremo – ha spiegato il premier –  però io dico che lo Spitzenkandidat (in tedesco significa “candidati-guida”) non può essere l’unico criterio, quindi dobbiamo non legarci solo alla logica delle affiliazioni politiche» Nel gergo europeo sono quei candidati che i partiti europei indicano agli elettori come loro prima scelta, nel caso escano vincitori dalle elezioni europee, come presidente della Commissione europea. Si tratta di una innovazione piuttosto recente, la prima volta fu introdotta per le elezioni del 2014. «Il criterio dello Spitzenkandidat – continua Conte – sta incontrando difficoltà. Mi sembra che sia un po’ difficile rimanere legati solo a questo metodo». Ma se si votasse, Timmermans ce la farebbe? «È difficile da capire – non si sbilancia Conte – non lo so se sarebbe sostenuto da una maggioranza. L’Italia è aperta per un dialogo costruttivo, fin dall’inizio mi sono dichiarato molto aperto. Ma ho anche dichiarato che per me non c’è solo il criterio dello Spitzenkandidat».

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