Camilleri, l’addio “partigiano” di Saviano, Fazio&co: ma libri e fiction sono di tutti
Camilleri se ne va in silenzio dopo giorni e giorni di agonia, e i vip della sinistra, che da sempre lo considerano il loro “guru”, affidano ai social il loro cordoglio: e nell’addio al papà di Montalbano avocano definitivamente lezione e sensibilità culturale dello scrittore al loro mondo di riferimenti mediatici. Sarebbe come riconoscere Camilleri, un siciliano epiteliale doc, che ha anche scritto in dialetto; lui, che ha puntato molto su una concezione di ampio respiro incentrata sull’idea di una cultura del Mediterraneo – e va ricordato che il suo impegno sulla ribalta fu nelle vesti di Tiresia – semplicemente come un autore regionale. Un’operazione di appropriazione culturale che oggi l’ultimo marchio di fabbrica su un immaginario che, per definizione, è di tutti, perché a tutti appartengono libri e fiction, e tutti hanno contribuito a decretarne il successo. Il fenomeno Camilleri non è stato un fatto di nicchia, e non lo sarà mai: gli intellettuali sono organici a chi li vive, a chi impara a conoscerli, a chi li condivide e persino a chi li critica o non si appassiona a loro. Quindi, al di là del dolore per il lutto – che è sempre un momento personale – tutto il resto è marketing ideologico. E poco altro.
Camilleri, l’addio “partigiano” della sinistra
Dunque, era morto da pochi minuti Andrea Camilleri quando i messaggi di cordoglio hanno iniziato a inondare i social. «Buon viaggio Maestro… La voglio ricordare così, con il sorriso», scrive Fiorello su Twitter accompagnando il suo post con un divertente video di loro due insieme a Marco Baldini. «Con infinita tristezza scrivo queste parole per ricordare Andrea #Camilleri. Un uomo gentile, coraggioso e generoso. Un intellettuale col cuore. Una persona limpida la cui onestà ci ha fatto da guida e ci ha consolato. Da oggi siamo tutti più soli», aggiunge il suo personale necrologio Fabio Fazio. Appaiono decisamente più forzate e ideologizzate, poi, le parole di Roberto Saviano, e spingendosi oltre il messaggio di commiato pubblica in rete per l’autore siciliano, su Fb posta: «Addio Andrea, e grazie! Grazie Maestro, per esserti sempre schierato, per non aver mai cercato la comoda neutralità». Giudicate voi… E se Paola Turci scrive «Non bisogna mai avere paura dell’altro perché tu, rispetto all’altro, sei “l’altro”. Grazie Maestro», la più equilibrata per equidistanza sembra, al momento, Simona Ventura, che nel congedarsi da Camilleri ricorda: «Patrimonio culturale del nostro tempo». Appunto.
Addio istituzionale della politica a Camilleri
Quasi più moderata e timida la politica, che dall’operazione di parte dell’appropriarsi di uno scrittore appartenuto a tutti sembra volersi tenere istituzionalmente a distanza: «Addio ad Andrea Camilleri, papà di Montalbano e narratore instancabile della sua Sicilia» ha scritto il vicepremier Matteo Salvini, un messaggio simile a quello postato dal vicepremier Luigi Di Maio che si limita ad aggiungere: «Addio Andrea Camilleri, ci mancherai». E «si è spento il maestro Andrea #Camilleri. Ha raccontato al mondo una Sicilia senza tempo in un modo nuovo. Con lui se ne va un pezzo di cultura e di televisione italiana. Un pensiero alla famiglia e un ringraziamento al personale dell’ospedale Santo Spirito di Roma», scrive la ministra Giulia Grillo. E se Virginia Raggi sottolinea nel suo epitaffio il «grande dispiacere per la scomparsa del maestro Andrea #Camilleri. Raccontando la sua terra, la Sicilia, ha raccontato l’Italia intera, le sue contraddizioni e il suo immenso patrimonio di storia, cultura, umanità. L’abbraccio di Roma alla famiglia e a chi ha amato le sue storie», è il post della sindaca di Roma, uno scaltro Matteo Renzi riconosce la necessità di fare un passo indietro rispetto ai vip della sinistra, posta: «Un grande uomo di cultura che ha educato alla lettura donne e uomini di tutto il mondo. Un grande italiano. Rip #Camilleri». E speriamo che davvero si finisca per tirarlo per la giacca…