Camera ardente Borrelli, Di Pietro in lacrime. Colombo: “La corruzione è rimasta”
Camera ardente affollata per l’addio a Francesco Saverio Borrelli. In molti sono arrivati, nell’atrio del Tribunale di Milano, per l’ultimo saluto all’ex procuratore di Milano, a capo del pool Mani Pulite, morto sabato scorso a 89 anni. Tante le presenze di rilievo: colleghi, amici e ammiratori della sua etica del lavoro. Antonio Di Pietro, visibilmente commosso, ha indossato la toga e, insieme gli ex collega e pm di Mani Pulite Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo ha reso omaggio, alternandosi con altri magistrati sempre al fianco della bara.
Alla camera ardente di Borrelli anche l’ex premier Monti
Uno sguardo commosso anche dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, accorso alla celebrazione. “Borrelli rappresenta un esempio di determinazione nella lotta alla corruzione e di indipendenza e imparzialità della magistratura» ha detto il ministro, prima di lasciare la camera ardente. «È un esempio – ha continuato Bonafede – anche per le future generazioni. Il suo contributo alla giustizia è stato fondamentale per questo Paese». Presente anche l’ex presidente del Consiglio Mario Monti.
«Ci scrivevamo. Era una nostra piccola abitudine, forse siamo due persone per certi versi un po’ all’antica che rispettano ancora i valori che io riconoscevo in Borrelli, cioè professionalità ma anche equilibrio, stile e cultura. Cose che sembrano un po’ passate e io credo che non lo siano». Queste le parole del sindaco di Milano Giuseppe Sala, in ricordo di Francesco Saverio Borrelli a cui lo legava una stima profonda.
Colombo: “Indagini finite, ma la corruzione no”
«Sono finite le nostre indagini, ma Tangentopoli non ha cambiato niente dell’Italia, la corruzione è rimasta, magari con caratteristiche diverse», ha detto, con la voce rotta dalla commozione, Gherardo Colombo. Il famoso “resistere, resistere, resistere”, ha aggiunto, «è stato un invito a tutta la cittadinanza a rivolgersi veramente alla Costituzione che ha 70 anni ma che è ancora una promessa e non la realtà».