Bufera sul Concorso per Dirigenti Scolastici indetto dal Miur: psicodramma o farsa?

21 Lug 2019 17:50 - di Carmela Bucalo

Il Concorso per Dirigenti Scolastici, indetto dal Miur nel 2018, si sta rivelando una vera e propria soap opera che tiene con il fiato sospeso non solo i diretti interessati. Promosso per abbattere quasi definitivamente il fenomeno delle reggenze e quindi selezionare i migliori dirigenti sulla base di una procedura che, nelle intenzioni, doveva essere chiara e trasparente. Ma, nel breve arco temporale di un paio di mesi, sono stati innumerevoli i ricorsi che hanno addensato ombre sulla bontà del corso-concorso per DS: 347 docenti si sono rivolti alla Procura della Repubblica di Roma, 2500 sono stati invece i ricorsi al Tar. Infine c’è anche chi si è rivolto al Presidente della Repubblica. Situazioni che minano alla base la legittimità dell’intera procedura concorsuale.

È bufera sul “Concorso per Dirigenti Scolastici”: tutto impantanato nei ricorsi

Dunque, il Tar è stato il primo a esprimersi in data 2 luglio, annullando l’intera procedura concorsuale e accogliendo la censura dell’incompatibilità a vario titolo di tre commissari. Nonostante ciò il Miur, incurante di tutta la vicenda, va avanti e ricorre al Consiglio di Stato VI sez., che prescindendo dal merito, il 12 luglio sospende l’esecutività del provvedimento. Ora, le ragioni dell’annullamento sono così granitiche che l’Avvocatura dello Stato non ha neppure provato a difendere la posizione indifendibile del Miur e si è affidata all’emergenza delle scuole puntando sui bisogni di dirigenti scolastici per ottenere una sospensiva la cui durata e i cui esiti sono affidati ancora una volta alla magistratura. E non è ancora tutto: non in ultimo sorprende leggere che, in una procedura concorsuale raccontata ai cittadini come il trionfo della meritocrazia, nell’elenco degli idonei compaiano nomi privi di qualsivoglia titolo professionale. La riflessione a questo punto sorge spontanea: l’interesse pubblico si può identificare con la tempestiva conclusione della procedura concorsuale, consentendo a settembre l’immissione di candidati idonei? Oppure l’interesse pubblico coincide con chi fa la voce più grossa? A questo punto compete al Governo e, dunque, al Ministro scendere in campo per far chiarezza e offrire alle scuole una tutela vera e non apparente.

 

 

 

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