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Biondo Tevere addio, la schiuma industriale è tornata sul fosso di Gramiccia (video)

Biondo Tevere addio, la schiuma industriale è tornata sul fosso di Gramiccia (video)

Cronaca - di Redazione - 16 Luglio 2019 alle 12:45

Non è più da tempo il biondo Tevere, come lo chiamavano i Romani, ma il fiume di Roma è sempre peggio. Infatti la schiuma è tornata sul fosso di Gramiccia. Lo rivela e documenta il sito web cinquequotidiano.it, che documenta anche l’inquinamento con alcuni video. Il Gramiccia è un affluente del Tevere, un tempo c’erano mulini, e oggi, nota il sito, è ridotto a scarico di fogna. Il Gramiccia passa tra i comuni tra Capena e Fiano Romano, zona ad alta concentrazione industriale. Cinquequotidiano.it ipotizza che da quell’area probabilmente si scarica il carico di veleno. Inoltre il percorso del fiume in quel punto, tra rapide e cascate, amplifica l’effetto nefasto della schiuma. È da almeno cinque anni che il fenomeno si ripropone, e i sindaci di Capena e Fiano Romano hanno denunciato la situazione ma senza alcun risultato. Il sito riporta che il fenomeno è stato segnalato, documentato e fotografato nel 2014 , poi nel 2016 e l’ultima volta lo scorso 11 luglio. Il sito riporta le parole dell’urbanistica del comune di Capena Giandomenico Pelliccia :“Abbiamo fatto una denuncia insieme ai consiglieri Elvira Campanale e Giovanni lanuti. Non c’è stata risposta ufficiale, ma  in via informale abbiamo saputo che le forze dell’ordine avevano individuato il colpevole e comminato una multa salata a una ditta di saponi.. Ho visto i tre video , domani con il sindaco decideremo il da farsi. È evidente che quella multa tanto salata non deve essere stata”. E la schiuma infatti è tornata. Arpa e i Carabinieri del Noe – conslude l’inchiesta del sito – debbono intervenire e hanno tutti gli strumenti per risolvere il caso che si trascina da troppo tempo. I sindaci debbono pretendere il loro intervento. E suggerisce anche una facile soluzione: “Il Gramiccia non è il Nilo, basta vederlo su Google maps e basterebbe fare dei prelievi ogni 500 metri, ed attraverso un’analisi chimica dei composti schiumogeni individuare la fonte dell’inquinamento”.

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di Redazione - 16 Luglio 2019