Trattativa Stato-mafia, la difesa di Dell’Utri cita Berlusconi come testimone

24 Giu 2019 18:41 - di Redazione

La difesa di Marcello Dell’Utri chiede la testimonianza di Silvio Berlusconi. La citazione del leader e neo deputato europeo di Forza Italia è stata chiesta oggi, al processo d’appello per la trattativa Stato -mafia, dall’avvocato Francesco Centonze. La richiesta del legale è ovviamente subordinata alla decisione del tribunale di riaprire l’istruttoria dibattimentale per sentire l’ex premier come testimone.

In primo grado Dell’Utri è stato condannato a 12 anni

Per i difensori dell’ex-manager di Publitalia, la testimonianza diretta del Cavaliere, quale «vittima della minaccia», è infatti, «indispensabile». Dell’Utri è già stato definitivamente condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Nel processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, invece, il 20 aprile dello scorso anno la Corte d’assise di Palermo lo aveva condannato a dodici anni di reclusione insieme con gli ex ufficiali del Ros carabinieri Mario Mori e Antonio Subranni. Dodici anni anche ad Antonino Cinà, medico vicino al boss Totò Riina. Otto anni di reclusione furono invece comminati all’ex capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno, 28  al boss Leoluca Bagarella e 8, infine, a Massimo Ciancimino, figlio di Vito, il sindaco di Palermo legato ai Corleonesi. L’unico imputato ad uscire assolto è stato Nicola Mancino, accusato di falsa testimonianza.

Nel processo l’ex-premier è «parte minacciata»

Già lo scorso mese di ottobre, la difesa di Dell’Utri aveva depositato un appello di quasi 400 pagine e 19 motivi a supporto del ricorso presentato dal collegio difensivo rappresentato, oltre che da Centonze, dagli avvocati Tullio Padovani e Francesco Bertorotta. «Si formula istanza di rinnovazione parziale dell’istruzione dibattimentale –  si legge nella loro richiesta – mediante l’ammissione della testimonianza del dottore Silvio Berlusconi, all’epoca dei fatti presidente del Consiglio dei ministri, in grado di riferire in merito all’eventuale minaccia che Marcello Dell’Utri ebbe a trasmettergli nel corso del 1994».

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