Svizzera, in corso lo “sciopero nazionale delle donne”: la mobilitazione iniziò nel 1991

14 Giu 2019 19:06 - di Redazione

È già iniziato in Svizzera, nel corso della notte scorsa, lo sciopero nazionale delle donne. Molte iniziative si stanno svolgendo in tutta la Svizzera. A Losanna, dove sono scese in strada circa 500 persone, il celebre guardiano della cattedrale che annuncia l’ora agli abitanti è stato sostituito da diverse “guardiane”. In più di 600 anni di storia, è stata la prima volta che a scandire le ore dalla cima del campanile sono state delle donne. Queste si sono alternate a partire dalle 23.00 alle 2.00 del mattino. In piazza della Riponne è poi stato acceso un falò, dove le presenti hanno bruciato oggetti simbolici. A Basilea il logo dello sciopero è stato proiettato sulla torre Roche, più alto grattacielo della Svizzera, ha indicato il sindacato Unia. Lo sciopero si preannuncia “diversificato e globale” poiché si svolgerà sul luogo di lavoro, in casa, nella formazione e nel consumo in generale. “Sarà adattato alle possibilità di ciascuna: fermarsi un momento o per tutto, far disordine invece di riordinare, occupare lo spazio pubblico di giorno e di notte”, si legge nell’appello allo sciopero. La mobilitazione è destinata ad essere decentralizzata poiché l’organizzazione è garantita da una ventina di collettivi regionali, ai quali si aggiungono gruppi concentrati su temi specifici. Anche i sindacati saranno al lavoro tutto il giorno. Tutte le donne della Svizzera sono invitate a smettere di lavorare alle 15.24, quando – secondo le statistiche sul divario salariale tra donne uomini – avranno terminato il tempo di lavoro retribuito su una giornata di 8 ore per cominciare a lavorare gratis. Le manifestazioni principali si svolgeranno a fine giornata nelle maggiori città.

Le origini del movimento sono molteplici: vanno dalla persistenza delle violenze di genere, al mantenimento delle discriminazioni salariali, dal mancato riconoscimento del lavoro domestico, agli ostacoli alla libera disposizione del proprio corpo e al dominio del modello patriarcale. “Vogliamo una società fondata sulla parità nei fatti e vogliamo decidere noi stesse della nostra vita”, sottolinea l’appello allo sciopero adottato il 10 marzo scorso dall’assemblea nazionale a Bienne. La data del 14 giugno non è stata scelta a caso. Si riferisce alla votazione federale del 14 giugno 1981 che ha accolto l’articolo costituzionale sulla parità tra donne e uomini. Dieci anni dopo, il 14 giugno 1991, le donne svizzere hanno già scioperato coinvolgendo 500.000 persone in tutta la Svizzera. “Poiché ancora non veniamo ascoltate faremo sentire le nostre rivendicazioni”, affermano le organizzatrici questo nuovo sciopero in un manifesto.

L’attuazione dell’uguaglianza tra donna e uomo in tutti gli ambiti della vita è una priorità politica. Lo indica il governo svizzero, rispondendo ad una interrogazione dei Verdi nel giorno dello sciopero delle donne. Il Consiglio federale afferma che l’uguaglianza salariale tra donna e uomo per un lavoro di uguale valore è un obiettivo prioritario, “come testimonia la revisione della legge sulla parità”. Anche il lavoro delle contadine dev’essere retribuito e dichiarato alle assicurazioni sociali. Misure sono previste nella Politica agricola 2022, afferma. Il governo svizzero è però contrario a quote rosa nelle liste elettorali o al rimborso dei contraccettivi. Per quanto riguarda l’istruzione, citando una risposta a una precedente interpellanza, l’esecutivo, ricordando che il settore è di competenza cantonale, sostiene che il materiale didattico delle scuole deve essere privo di stereotipi di genere. Per quel che concerne le alte scuole, il governo rammenta come dal 2000 la Confederazione sostiene programmi specifici per la promozione delle pari opportunità nelle università, nei politecnici federali e nelle scuole universitarie professionali. Nelle università la quota di professoresse è del resto in aumento. Sui diritti delle lesbiche, l’esecutivo rammenta come già nel 2015 aveva riconosciuto la necessità d’intervenire per equiparare al matrimonio le unioni domestiche registrate o aprire il matrimonio alle coppie omosessuali. Circa la violenza domestica, il Consiglio federale afferma che è in preparazione un’ordinanza sulle misure di prevenzione.

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