Nella nuova Europa l’Italia rischia di contare poco. A meno che Salvini…

13 Giu 2019 15:26 - di Fabrizio Bertot

Ai blocchi di partenza l’Italia del “dopo Renzi” si trovava “dopotutto” in Europa con questa formazione: presidente della BCE, Presidente del Parlamento, Alto commissario alla politica estera, prima delegazione per numero di componenti dentro al secondo gruppo parlamentare (PSE) e seconda delegazione dentro al primo (PPE). Una configurazione di tutto rispetto grazie alla quale l’Italia ha ottenuto ciò che Renzi voleva: più immigrati ma anche più elasticità di bilancio, più danni alle nostre esportazioni (sanzioni alla Russia) ma anche meno attacchi speculativi sul nostro debito (meno spread).

Stiamo come Malta e Lussemburgo

Per farla breve Renzi ha schierato le cinque punte con le quali ha giocato sì come voleva ma stando alle regole del mainstream internazionale. Salvini riparte dal via. Deve ancora fare la sua formazione tipo ma sa già che non avrà le cinque punte: niente italiano alla BCE, niente presidente italiano dell’aula parlamentare e sopratutto nessun peso politico nelle grandi famiglie europee. Gli resterà da nominare un commissario come tutti gli altri Stati, come Malta e Lussemburgo. Troppo poco per chi vuole difendere manovre in deficit e fare politiche sovraniste? Niente affatto perché chi pensa che servano le cinque punte confonde la causa con l’effetto.

La palla al piede

Draghi, Tajani, Mogherini e le folte pattuglie di deputati italiani socialisti e popolari non erano e non sono lì per caso: non tanto destinati a cambiare le regole europee quanto piuttosto impegnati a convincere gli italiani che Bruxelles avesse sempre ragione. Adesso cambia il paradigma: dobbiamo cambiare la trama della euroburocrazia cercando nuove famiglie europee, nuovi alleati e soprattutto nuove persone. Al momento la mossa migliore l’ha fatta Fratelli d’Italia che ha occupato con autorevolezza l’area dei sovranisti e conservatori (ACRE) destinata ad esser la voce più in sintonia con i desideri e le necessità degli italiani. Giorgia Meloni è in Europa per cambiare tutto, aspettando un Salvini forse rallentato da quella palla al piede di nome Giggino.

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