Mancata fusione Fca-Renault. Meloni: “Per la Francia non vale il libero mercato”

6 Giu 2019 14:28 - di Penelope Corrado

Il mancato accordo Fca-Renault «è una dimostrazione di come per la Francia il libero mercato non valga in realtà e valga solo quando ci sono condizioni vantaggiose per lo stato francese. Le condizioni che la Francia ha posto sull’accordo erano evidentemente irricevibili e dimostrano che a noi si chiede di stare attenti alle regole del libero mercato ma per altri non valgono e valgono solo gli interessi dello Stato francese». Così la leader di FdI, Giorgia Meloni, a margine dell’Assemblea Generale di Confcommercio-Imprese per l’Italia.

Calenda dà ragione (di fatto) alla Meloni

«La Francia si conferma essere un Paese europeista solo quando gli fa comodo, esattamente come avvenuto in passato con la vicenda Fincantieri. La credibilità di Emmanuel Macron come paladino dell’Europa unita è pari a zero». A riconoscerlo persino l’esponente Pd Carlo Calenda. L’ex ministro dello Sviluppo economico, attacca la Francia e dà indirettamente ragione ai sovranisti italiani.

Parigi conferma: “Ci interessano solo gli interessi francesi”

Il ministro dei Conti pubblici francese, Gérald Darmanin dopo che Fca ha ritirato la sua offerta di fusione con Renault lo ha ammesso candidamente. «Difendiamo l’interesse francese. Vogliamo proteggere l’occupazione industriale in Francia. Lo Stato ha chiesto delle garanzie e, se queste non sono state soddisfatte, ce ne rammarichiamo. Era normale aspettare che queste garanzie venissero rispettate».

L’ammissione del ministro francese Darmanin

«Se domani Fca torna a ridiscutere, sono sicuro che continueremo a dialogare», aggiunge a France Info, Darmanin. Per il ministro, «se non lo avessimo fatto e se, tra qualche mese, avessimo assistito a delle ristrutturazioni e a un taglio dei posti di lavoro in Francia, ci sarebbe stato detto non avete protetto gli interessi dei francesi e dell’occupazione. La Francia difende gli interessi dei francesi».

La reazione della Borsa: su Fca, crolla Renault

Dopo la mancata fusione, la Borsa ha bocciato Renault e promosso Fca.  A Milano il titolo Fiat Chrysler risale da quota 11,25 toccata in apertura (con un calo superiore al 3% rispetto alla chiusura di ieri) e al momento si aggira in territorio positivo intorno a 11,80 euro, in crescita di oltre lo 0,90%. Tutt’altro discorso per Renault che non si è più ripresa dal crollo registrato in apertura e – dopo aver toccato quota 51,70 (con una perdita superiore al 10%) al momento si aggira intorno a 52,70 euro, con un calo del 6,20% che ne fa il titolo peggiore del Cac40.

Commenti

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  • Carlo Cervini 7 Giugno 2019

    Tutti sono per il mercato a parole, poi guardano i loro interessi e diventano immediatamente sovranisti al 200%. La Germania è ancora peggio e noi, che abbiamo in Costituzione la funzione sociale dell’impresa, siamo come loro, contro la proprietà privata e il risparmio “in tutte le sue forme” il nostro ideale è il posto pubblico o l’azienda pubblica che salvo rare eccezioni opera in monopolio o cartello con quelle pseudo private ecooperative foraggiate dalla politica e dalle Banche. Il libero mercato rimane solo per i piccoli che si fanno la guerra tra poveri.