Cecchi Paone: il massimo complimento per le azzurre del calcio è definirle «lesbiche»

11 Giu 2019 15:22 - di Redazione

Sembra proprio che una volta acclarato il suo coming out, tutto il resto del mondo sia chiamato a fare altrettanto: e così, in una sorta di ecumenismo omosessuale, il giornalista Alessandro Cecchi Paone, forse per lanciare un assist, forse per apparentare il mondo dello sport al variegato mondo omosex, ospite ai microfoni de La zanzara su Radio 24 torna a rivendicare un suo vecchio cavallo di battaglia e benedicendo il successo delle calciatrici della nazionale italiana, alludendo a una sua convinzione già sbandierata in passato, esordisce: «Sono lesbiche perché c’è una componente maschile in alcune donne lesbiche che trova sbocco in ambiti che una volta erano solo maschili. E questo discorso vale anche per la Nazionale. Alcune le conosco»…Ma il web non ci sta: e insorge.

Cecchi Paone, calciatrici? «Sono lesbiche, vale anche per la Nazionale»

Intervenuto a La zanzara su Radio 24, rivendica ciò che predica da anni. «Ora – aggiunge non contento Cecchi Paone – tutti zitti a chiedere scusa. Per anni ho sostenuto il calcio femminile e l’ho difeso dai dirigenti federali che lo hanno attaccato dicendo che il calcio non era per le donne, lo spogliatoio e queste cose qui…». Peccato che per difendere la bandiera (arcobaleno) arrivi a inglobare tutti e tutte, incurante degli evidenti limiti delle generalizzazioni che, proprio volendo andar contro stereotipi e dogmi, afferma con la veridicità dell’equazione algebrica il rapporto calcio-omosessualità. Ma perché? non a caso, infatti, non contento aggiunge pure che ««Le calciatrici lesbiche hanno un doppio problema – continua Cecchi Paone – Ci sono molte più donne lesbiche nel calcio femminile che gay in quello maschile. Da anni aspettiamo il coming out di un calciatore, ma dopo il Mondiale ci sarà il coming out di intere squadre femminili. In una squadra almeno la metà sono lesbiche e ovviamente non lo dico in senso negativo»…

Ma non bastava definirle semplicemente brave, congratularsi e basta?

La domanda, ovviamente sorge spontanea: ma che c’azzecca? E soprattutto cosa c’entra tutto ciò con il merito sportivo e l’agone calcistico? E a cosa mira, se non a confortare le convinzioni di chi da sempre sostiene che «il calcio non è una cosa per donne»? Considerazioni, quelle sull’orientamento sessuale della squadra di calcio azzurra, che francamente potevano essere risparmiate agli ascoltatori e che, neanche a dirlo, hanno indignato e scatenato il web. E tra chi rimprovera al giornalista di alimentare il pregiudizio proprio volendolo delegittimare,(e per questo tuona affidando all’etere il suo interrogativo retorico: «Sono lesbiche e quindi sono meno donne»?), c’è anche chi lo accusa semplicemente di cattivo gusto e di essere quanto meno inopportuno nei suoi commenti sulla nazionale di calcio azzurra. Infine, trova posto anche la più ovvia delle contestazioni di chi sbotta e semplicemente posta: «Chissene importa dei gusti sessuali delle nostre mitiche azzurre, ci hanno fatto sognare: e questo è quello che conta!», rinforzato dal commento di chi aggiunge laconicamente: «Cecchi Paone poteva risparmiarsele queste confessioni». Ma un semplice “brave”, no?

 

 

 

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