Travaglio in delirio, folgorato sulla via di Rousseau ritrova la fede in Di Maio: uno statista

31 Mag 2019 15:49 - di Martino Della Costa
Travaglio

«Salvini si crede il premier, la sinistra ha perso la voce e, altre due-tre puntate di TeleNazareno, e la rinascita dei 5Stelle è fatta»: dopo l’illuminazione di martedì sera sulla strada de La 7, la fede di Marco Travaglio nel M5S – messa in discussione giusto un attimo dallafuria popolare tramutata in condanna elettorale dagli italiani domenica scorsa – sembra aver ritrovato un suo barlume. E così archiviati i fiumi di parole non proprio convinte sulla discussa linea tenuta dai movimentisti in parlamento e fuori su caso Diciotti, Tap, Ilva, soggezione psicologica nei confronti di Salvini e, chi più ne ha, più ne metta, il direttore del Fatto Quotidiano torna a suonare la carica per i grillini e a tirare la volata a Luigi Di Maio, confermato dal voto della piattaforma Rousseau e ritornato ad essere leader di riferimento editoriale di Travaglio che, evidentemente, ha già ben assorbito la sberla tirata dagli elettori al suo leader di riferimento…

Marco Travaglio ritrova per Di Maio la devozione di un tempo

Un leader che, agli occhi di Travaglio, è e può continuare ad essere, il portabandiera di un “battaglie epocali” e “innovative riforme” perorate dai Cinque Stelle, e poco importa se il loro cavallo di Troia, il reddito di cittadinanza, si è risolto in un mezzo bluff che ha deluso destinatari e non del non proprio munifico provvedimento sbandierato alla vigilia delle prime erogazioni come il sussidio “salva patria” antidoto a disoccupazione e indigenza. «(Di Maio) con la sua Armata Brancaleone e i suoi errori – scriveva ieri il direttore nel suo editoriale sul Fatto Quotidiano – è riuscito in un anno a fare più leggi giuste (e per giunta di sinistra) del Pd in tutta la sua storia. Se anche i 5 Stelle scomparissero domattina, avrebbero comunque il merito di aver regalato all’Italia l’anticorruzione, la blocca-prescrizione, il reddito di cittadinanza, il dl Dignità, la riforma del voto di scambio, lo stop al bavaglio sulle intercettazioni e alla svuota-carceri, l’abolizione dei vitalizi» e giù con celebrazioni e riconoscimenti…

«6 milioni di voti sono recuperabili»: l’ultimo paradosso di Travaglio

Insomma, ritrovata la devozione di un tempo, per Travaglio il leader grillino chiamato «all’imbarazzante plebiscito con un solo candidato» non solo può, ma deve restare in sella, senza esimersi però da una sorta di repulisti all’interno del Movimento: «Di Maio, dopo il ko, è un pugile suonato. Ma resta il più bravo fra i suoi. Purché si liberi dei lacchè e dei miracolati pronti a tradirlo al primo inciampo. Si circondi di gente valida, cioè critica. E abbandoni le piazze virtuali (tv e sondaggi) per tornare in quelle vere». Perché per il giornalista, ottimista come non mai, «sei milioni di voti persi non si cancellano con qualche migliaio di clic. Ma sono recuperabili»: basta non scambiare lucciole per lanterne «come fece Renzi con le primarie interne dopo la débâcle referendaria»…

 

 

 

 

 

 

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