Tangenti, maxi-retata in Piemonte e Lombardia: 43 arresti tra politici e imprenditori
Maxi blitz in corso. I carabinieri di Monza e la Guardia di Finanza di Varese stanno eseguendo in Lombardia e Piemonte 43 ordinanze di custodia cautelare, di cui 12 in carcere, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Dda milanese su due gruppi criminali operativi tra Milano e Varese: coinvolti esponenti politici, amministratori pubblici e imprenditori. Le accuse sono gravi. Sono accusati accusati a vario titolo di associazione per delinquere aggravata dall’aver favorito un’associazione di tipo mafioso, corruzione e turbata libertà degli incanti, finalizzati alla spartizione e all’aggiudicazione di appalti pubblici.
95 indagati
Sono 95 in totale le persone indagate a vario titolo per associazione per delinquere aggravata dall’aver favorito un’associazione di tipo mafioso, finalizzata a corruzione, finanziamento illecito ai partiti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, false fatturazioni per operazioni inesistenti, auto riciclaggio e abuso d’ufficio. L’inchiesta è coordinata dal Procuratore Aggiunto e responsabile della Dda Alessandra Dolci e dai pm Silvia Bonardi, Adriano Scudieri e Luigi Furno.
Delle 43 persone destinatarie del provvedimento, firmate dal gip Raffaella Massacrino, 12 sono finite in carcere, 16 ai domiciliari, 3 con obbligo di dimora e 12 con obbligo di firma. Di queste solo 9 sono accusate di associazione a delinquere. Sono duecentocinquanta i militari, tra carabinieri e finanzieri impegnati dalle prime luce dell’alba nell’esecuzione misure cautelari nelle province di Milano, Varese, Monza e Brianza, Pavia, Novara, Alessandria, Torino e Asti.
I politici coinvolti
Tra i politici coinvolti nella maxi retata ci sono anche il consigliere comunale di Milano Pietro Tatarella, candidato di Forza Italia alle Europee, e il sottosegretario azzurro della Regione Lombardia Fabio Altitonante. I magistrati hanno anche presentato una richiesta di arresto per il parlamentare di Forza Italia Diego Sozzani, accusato di finanziamento illecito ai partiti, secondo la ricostruzione che leggiamo su la Repubblica.