Strage di Bologna, Mollicone: «Basta segreti, si mettano online i documenti»

24 Mag 2019 14:02 - di Luciana Delli Colli

Un’interrogazione al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e una allo stesso premier Giuseppe Conte perché, sulla strage di Bologna, «l’urgenza di verità è assoluta». Ad annunciarle è stato il deputato di Fratelli d’Italia, Federico Mollicone, dopo i nuovi elementi emersi da uno scoop giornalistico dell’ Adnkronos. L’agenzia di stampa ha intervistato una testimone, Silvana Ancillotti, sopravvissuta all’esplosione e mai sentita dagli inquirenti. La signora Ancillotti ha parlato dell’amica Maria Fresu, che era con lei e il cui corpo non fu mai ritrovato, dando spessore alla possibilità, già esplorata in altre sedi, che le vittime dell’attentato siano state 86 e non 85. Con una serie di interrogativi inquietanti su questa vittima “sparita” e sulle lacune di inchieste e processi.

Sulla strage di Bologna troppi «aspetti opachi»

«Perché non fu considerata dagli inquirenti l’amica della vittima scomparsa durante la strage di Bologna? Esisterebbe una ottantaseiesima vittima e un depistaggio come sostengono Cutonilli e Priore (l’avvocato Valerio Cutonilli e il giudice Rosario Priore, autori del libro-inchiesta I segreti di Bologna. La verità sull’atto terroristico più grave della storia italiana, in cui si parla proprio della vittima sparita, ndr)?», chiede Mollicone, sottolineando che «lo scoop di Adnkronos ha messo in luce aspetti ancora opachi della strage di Bologna e delle successive indagini e attribuirebbe maggiore solidità alle tesi della linea investigativa sul terrorismo internazionale in Italia». Mollicone, che è stato anche consulente della commissione Mitrokhin, ricorda quindi che «dalle carte della commissione Stragi, grazie al lavoro del compianto Enzo Fragalà e degli altri deputati di Alleanza Nazionale, emerse la presenza di uomini della rete “Separat” di Carlos “lo Sciacallo” a Bologna e la volontà degli apparati di Polizia, da subito, di seguire la pista “estera” segnalata anche dai servizi tedeschi».

Si consolida la “pista palestinese”

«Si consoliderebbe sempre più la pista “palestinese”: l’attentato sarebbe una rappresaglia o scoppio occasionale da parte di una fazione della guerriglia palestinese per l’arresto di uno dei loro capi e per l’arresto di alcuni italiani coinvolti in un traffico di armi che sarebbero dovute arrivare proprio a loro, rompendo la protezione del lodo Moro del colonnello Giovannone», aggiunge il deputato di FdI, che sottolinea che per la strage di Bologna «l’urgenza di verità è assoluta». Da qui le interrogazioni al Guardasigilli e al premier per capire rispettivamente perché Ancillotti non sia mai stata sentita e se i servizi segreti fossero a conoscenza di questi fatti.

Mollicone: «Pubblicare i documenti su Bologna»

Ma non basta. Mollicone chiederà anche alla presidenza della Camera di declassificare e rendere pubblici i documenti relativi alla strage di Bologna, come avvenuto di recente per altre banche dati e archivi delle commissioni d’ inchiesta parlamentare sul terrorismo e le stragi. «Chiedo a Fico di mettere online anche i documenti relativi alla strage di Bologna», dice Mollicone, per il quale «la trasparenza non può essere solo un esercizio di retorica elettorale e consideriamo indecente il divieto di declassificazione opposto dalla presidenza del Consiglio di questo governo che a parole propaganda trasparenza ma nei fatti la impedisce».

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