Salvini nel libro-intervista elogia la Meloni: «Ha resuscitato la destra, dopo Fini e Montecarlo…»

4 Mag 2019 14:28 - di Lucio Meo

E’ un Matteo Salvini a tutto campo quello che affida il suo pensiero al libro-intervista autobiografico, scritto in collaborazione con Chiara Giannini, di cui iniziano a trapelare i primi stralci. Il leghista ne ha per i soliti Saviano e Boldrini, per l’apparato Rai, parla di Conte mediatore, elogia Berlusconi forse per aprirsi un canale alternativo al tunnel nel quale rischia di ritrovarsi con i grillini sul caso Siri, attacca i magistrati ma li difende anche, così come per i centri sociali, da lui odiati “ma non tutti quelli che ci vanno sono cattive persone”, dice.
Sul fronte politico, però, a parte l’apertura al Cavaliere, c’è anche il riconoscimento di un bel lavoro fatto da Fratelli d’Italia a destra, con Giorgia Meloni che a giudicio del vicepremier è “riuscita con grande caparbietà a far resuscitare la tradizione politica che Gianfranco Fini aveva quasi definitivamente affossato con le sue case a Montecarlo e tutto il resto”, dice il vicepremier nel libro “Io sono Matteo Salvini – Intervista allo specchio”, edito da Altaforte. E su Berlusconi, “non spetta a me fare il bilancio della storia di Forza Italia, ma credo che, al netto di alcune sbandate puntualmente censurate dal proprio elettorato, nel complesso si debba a questa forza politica e al suo fondatore, Silvio Berlusconi, se in Italia sono stati declinati alcuni concetti chiave della cultura liberista e della cultura garantista, senza dimenticare gli importanti successi soprattutto in politica estera che hanno caratterizzato molta parte dell’azione dei Governi a guida Berlusconi”.

Salvini poi parla del suo difficile rapporto col con i Cinquestelle, su cui però si mostra ottimista: «C’è il contratto di Governo dove abbiamo messo nero su bianco quello che faremo. Senza quell’impegno la nostra alleanza non avrebbe senso, invece abbiamo deciso di parlare con chiarezza all’opinione pubblica. Credo sia stata una bella svolta nell’intendere le relazioni tra le forze politiche, dopo anni di riunioni segrete nelle camere d’albergo o nelle sedi politiche stile patto del Nazareno».  E di Conte, su cui oggi i giornali raccontano di un pesante risentimento per la posizione assunta sul caso Siri? «È una figura di grande spessore. Il suo talento nella mediazione spesso compensa la mia, a volte ruvida, linearità. Nel concreto è riuscito a raggiungere grandi successi internazionali, basti pensare l’esenzione dell’Italia dalla campagna di dazi americani contro l’Iran, una deroga che può valere miliardi di euro per le nostre esportazioni, o ancora quando mi ha supportato affinché gli immigrati della Sea Watch venissero ripartiti tra i Paesi europei».

Sui giudici, il giudizio è luci e ombre: «Quello del magistrato è il lavoro più difficile del mondo. Io li ringrazio per quello che fanno, perché molto spesso è grazie al loro intervento che vengono sradicati tanti pericolosi fenomeni che danneggiano la nostra società. Dalla corruzione, alla lotta alla mafia, passando per i casi più concreti di cui nessuno parla mai, ma che sono poi il fulcro del lavoro quotidiano delle Procure. Voglio dire, quando un Pm interroga un topo d’appartamento, un rapinatore occasionale, uno scippatore, non ha certo i riflettori che vengono mobilitati per i suoi colleghi alle prese con inchieste più articolate, eppure sa che la responsabilità di restituire un po’ di giustizia alle vittime dei crimini è tutta sulle sue spalle», dice il ministro dell’Interno nel libro-intervista. «È un peso importante di un lavoro difficile che merita rispetto. Un lavoro a cui l’ordinamento assegna, com’è giusto, una significativa libertà di azione, a garanzia dell’indipendenza del potere giudiziario – aggiunge – Ecco, se poi c’è qualcuno che abusa di questa libertà non sta a me dirlo, alcuni esempi sono sotto gli occhi di tutti, inchieste strampalate e infinite, senza capo né coda, generalmente risolte dopo anni e anni di dibattimenti in clamorose assoluzioni. Credo che questi pochi casi siano un problema, in primis per la magistratura che purtroppo rischia di perdere credibilità».

Immancabile il riferimento al duo Saviano-Boldrini, i suoi nemici amatissimi: «Mi piacerebbe liquidarli con una battuta, come faccio di solito, ma non voglio perdere l’occasione di questa bella chiacchierata per rivolgermi non tanto a loro, ma a tutti quelli che pensano di costruire un’alternativa politica alla Lega parlando male di Salvini. Fate un grosso errore. Ripeto, la politica riparte se riparte dalle idee, dalle proposte, dal coraggio di ascoltare i bisogni delle persone», dice il vicepremier.

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