«Rivogliamo il nostro lavoro». Sit in di protesta davanti ai cancelli di Mercatone Uno

30 Mag 2019 12:31 - di Redazione

«Vogliamo solo tornare a lavorare». Sono decine i dipendenti che si sono dati appuntamento davanti ai canceli di Mercatone Uno, l’iperstore astigiano, chiuso per fallimento e senza preavviso dal 22 maggio insieme ad altri sette punti vendita piemontesi. La chiusura improvvisa di Mercatone Uno ha scatenato i sindacati e gettato i lavoratori nella disperazione. Sono 1800 i posti di lavoro a rishio  oltre al danno per i fornitori e i clienti, che hanno versato gli acconti di mobili ordinati e mai consegnati.«Il Mercatone sta vivendo una situazione critica che avevamo già notato da mesi» dice il sindaco neoeletto di Villafranca, Anna Macchia. «Noi abbiamo ricevuto la lettera di licenziamento sabato scorso e ora siamo senza lavoro», si sfoga una delle 70 dipendenti della ditta di pulizie incaricata di operare in tutti gli store italiani. La mobilitazione va avanti tutta la mattina con la presenza di sindaci dei Comuni vicini mentre al ministero dello Sviluppo è previsto un nuovo tavolo con creditori e fornitori.

Tante le testimonianze raccolte dai giornalisti. «Abbiamo perso dall’oggi al domani il nostro posto di lavoro, nel mio caso sia io che mio marito e ci ritroviamo con i clienti che ci suonano a casa e ci chiamano al telefono per avere indietro o comunque sapere che fine faranno gli acconti dei mobili ordinati e mai consegnati». A parlare è Laura Amici, 42 anni di Monte San Vito, caposettore mobili del Mercatone Uno di Monsano, in provincia di Ancona. Madre di una ragazza di 12 anni sabato mattina accendendo il telefonino ha scoperto, assieme al marito, di non avere più un posto di lavoro.

Una crisi a cascata. Lo stesso destino di Mercatone Uno ha colpito anche decine di aziende dell’indotto che contano quasi diecimila perone: sono fallite perché rifornivano di merce ma non venivano pagate. Morte non per debito, ma per credito. Il collasso della catena italiana di ipermercati, specializzata in arredamento ed elettrodomestici, ha rovinato la vita di tante società che lavoravano con l’ipermercato da circa 30 anni, che avevano sempre avuto fiducia nel marchio, ma che poi sono state trascinate nel baratro.

Il dossier è  sul tavolo del Ministero dello Sviluppo economico dopo che il tribunale di Milano ha decretato il fallimento della Shernon Holding srl, che nell’agosto del 2018 aveva rilevato i locali dello storico marchio emiliano. «L’obiettivo minimo da attuare subito è la Cassa integrazione per i lavoratori – ha detto Di Maio – per la quale è necessario che il Tribunale autorizzi la procedura di amministrazione straordinaria». Un’operazione fondamentale per consentire l’esercizio provvisorio e favorire il ricorso agli ammortizzatori sociali. Ci vorrà ancora un po’ prima che si passi alla fase di reindustrializzazione, in modo da capire quali saranno le sorti degli addetti.

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