“Repubblica” spara lo scoop e la Corte dei Conti ci si tuffa: le toghe indagano sui voli di Salvini

16 Mag 2019 9:56 - di Martino Della Costa

Un j’accuse mediatico a partire già dal titolo – «Salvini, capitano volante» – quello che Repubblica formula ricostruendo gli spostamenti del ministro dell’Interno a bordo degli aerei della polizia, che ha indotto la magistratura contabile ad aprire solertemente un fascicolo d’inchiesta. Dunque, come scrive anche il sito de Il Giornale in queste ore a riguardo, il quotidiano diretto da Carlo Verdelli pubblica un’inchiesta sugli spostamenti del leghisti e la Corte dei Conti apre un’indagine…

“Repubblica” scrive di “decolli illeciti” di Salvini: la Corte dei conti apre un fascicolo

La bomba è innescata ma non esplode: per ora si parla sic et simpliciter di un «fascicolo esplorativo» intestato a ricostruire, documentare e giustificare i voli di Stato a disposizione del titolare del Viminale. e da lui usati – scrive Repubblica – in maniera “lecita” perché utilizzati sempre sulla base di una concomitanza tra evento ufficiale in veste istituzionale e comizi politici a nome di leader del Carroccio. Tanto è bastato per incuriosire la Corte dei Conti del Lazio che starebbe dunque passando al microscopio aerei ed elicotteri dei decolli “top secret” a cui sarebbe ricorso il ministro dell’Interno per spostarsi, ipotizza Repubblica, non soltanto per appuntamenti istituzionali, ma anche per manifestazioni legate alla campagna elettorale. Un «atto dovuto», si affrettano a giustificare le toghe, che intanto indagano complessivamente su 20 voli effettuati dal ministro a bordo del mezzi della polizia (e tra questi uno sarebbe avvenuto con un velivolo dei vigili del fuoco) che la magistratura contabile del Lazio starebbe passando la setaccio partendo dal presupposto della legittimità delle accuse mosse da Repubblica in merito ai voli del vicepremier leghista.

La sinistra dimentica Renzi e ne approfitta per attaccare il ministro in campagna elettorale

Tanto che, scrive anche Il Giornale, «nei prossimi giorni potrebbero essere chiesti al Viminale tutte le note ufficiali degli spostamenti». In tutto questo, naturalmente, alla sinistra in campagna elettorale non è parso vero di potersi tuffare sul caso a gamba tesa, accusando Salvini di «essere un ministro dell’Interno fantasma» che «usa il suo ruolo di governo per farsi campagna elettorale». E mentre la dem Malpezzi urla «vergogna», un post su Facebook del governatore della Toscana Enrico Rossi fa eco alle recriminazioni della collega con toni altrettanto violenti e veementi, declamando alla faccia di un garantismo che a sinistra funziona a corrente alternata, un canonico «mandiamolo a casa». Il titolare del Viminale, da parte sua, si limita a smussare i toni, rilanciando: «Se risolvo un problema e lo faccio da Marte o dal Viminale che cosa cambia?». E ancora: «Se volete posso restare 16 ore in ufficio a guardare Sky, io incontro sindaci, imprenditori, agricoltori, non voglio fare il ministro sigillato in ufficio», e in conclusione: comunque «ora vado al Viminale e mi faccio una foto così a Repubblica sono contenti e io posso continuare a fare il mio lavoro».

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