Quel libro non si deve leggere… Il Pd non vuole nelle scuole di Verona il fumetto su Sergio Ramelli

2 Mag 2019 17:58 - di Valeria Gelsi

Vietato ricordarlo dove fu ucciso e vietato ricordarlo anche nelle scuole. Non c’è limite alla damnatio memoriae che la sinistra vorrebbe imporre su Sergio Ramelli. All’indomani delle polemiche sollevate per la commemorazione a Milano nella ricorrenza della morte, dal Pd si levano voci cariche di odio anche contro la decisione del Comune di Verona, promossa dal consigliere Andrea Bacciga, di regalare a ogni scuola del territorio una copia del fumetto Sergio Ramelli. Quando uccidere un fascista non era reato, edito da Ferrogallico. Un’iniziativa che, secondo il capolista veneto del Pd alle europee, Achille Variati, sarebbe caratterizzata dal «filtro avvelenato di un racconto di parte».

Il Pd invoca la democrazia per negare la memoria di Ramelli

«Negli anni di piombo per mano della violenza politica rossa e nera, in Italia e in Europa sono morte non una, non dieci, ma centinaia di persone. Io che credo nei valori della Costituzione nata dalla Resistenza, ho sempre pensato che la violenza politica sia sempre da condannare e che le vittime meritino il nostro rispetto, anche quando la loro fede politica era rivolta agli idoli del totalitarismo», ha sostenuto Variati, aggiungendo che «proprio perché credo nella forza delle regole del gioco democratico, penso però sia davvero inopportuna la scelta del Comune di Verona, che vorrebbe usare la scuola, luogo in cui la convivenza si apprende a partire dalla condivisione di valori comuni, per evocare una storia tragica attraverso il filtro avvelenato di un racconto di parte».

Quello che il Pd non sa o preferisce dimenticare

Se ne evince che Variati non sa o preferisce non ricordare che l’esecuzione di Ramelli, sprangato a morte sotto casa quando aveva 18 anni, fu determinata proprio a scuola. Fu lì che Ramelli, ucciso da un commando di Avanguardia operaia, venne trasformato in un bersaglio da colpire, perché aveva osato scrivere un tema in cui condannava le Br. Ha dunque quanto mai senso proporre la storia di Ramelli proprio nelle scuole e farlo in una forma, come è quella del fumetto, che la renda fruibile per i più giovani, che consenta ai liceali di capire che Ramelli era un ragazzo come loro e che come loro aveva tutto il diritto di vivere e pensare liberamente. Variati, dunque, invece di scagliarsi contro il Comune di Verona, farebbe bene a procurarsi anche lui una copia di Sergio Ramelli. Quando uccidere un fascista non era reato. Ne guadagnerebbe in conoscenza e consapevolezza.

Il centrodestra: «La conoscenza vuol dire rispetto»

«Conoscere vuol dire rispettare le vittime di tutti quegli anni, mentre la mancanza di conoscenza dei fatti porta alla mancanza di rispetto», ha commentato il consigliere regionale di FdI del Veneto, Sergio Berlato, ricordando l’esempio di «due grandi leader politici degli anni ’70: Berlinguer ed Almirante, e il grande rispetto che Almirante portava per l’avversario politico, tanto da andare ai funerali del segretario del Pci». «Quindi, non capisco le polemiche nate per queste iniziativa da parte del Pd», ha aggiunto Berlato, mentre è stata l’assessore veneto all’Istruzione, Elena Donazzan, a sottolineare che «qualcuno ancora crede che pensarla in modo diverso sia una buona ragione per giustificare aggressioni e violenza». Bene ha fatto, dunque, per Donazzan il Comune di Verona «perché abbiamo il dovere morale di far conoscere ai giovani la tragicità degli anni di piombo, pagine di storia d’Italia». «Ramelli – ha concluso l’esponente di Forza Italia – deve divenire il simbolo non di una sola parte politica, ma di tutti coloro che non vogliono che odio e violenza tornino ad inquinare il dibattito politico».

 

 

 

 

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