Ora anche i 340 occupanti di Primavalle chiedono un “miracolo” al Vaticano per rimanere dove sono
Quanti miracoli può fare padre Konrad? Dopo quello allo Spin Time, il palazzo occupato all’Esquilino, dove è tornato a vestire i vecchi panni di elettricista per riattaccare la luce agli inquilini morosi, a chiedere la benedizione dell’elemosiniere del Papa sono gli altri occupanti che a Roma si arrangiano da un edificio a un altro per tenersi un tetto sopra la testa. Dopo i 300 di via del Caravaggio ecco, dunque, i 340 di via di cardinal Capranica. Italiani (pochi) e stranieri (tanti), 19 anni fa hanno trasformato l’ex istituto agrario di Primavalle in un condominio con tanto di orto, riunioni e tasse per la manutenzione ordinaria.
“Vivo qui da quando avevo 9 anni, qui è nata mia figlia. Se ci cacciano, dove vado?”. Sharon di straniero ha solo il nome, 26 anni, una bimba di 4 in braccio, è una ragazza madre che per tirare su qualche soldo si arrangia lavorando in nero. “Quando siamo rimaste orfane di madre, io e mia sorella abbiamo imparato a cavarcela qui dentro – continua – lei fortunatamente ha trovato un bravo uomo che l’ha portata via, io sono rimasta in questa condizione. Per la luce abbiamo fatto tante lotte, nel 2015 ci si è bruciato il filo e per quasi tre settimane siamo rimasti al buio coi nostri anziani e disabili. Padre Konrad allora non c’era, oggi lo aspettiamo visto che le domande all’Acea per esser messi in regola sono rimaste inascoltate”. Uomini, donne, ragazzine, bambini (80 tutti iscritti nelle scuole della zona), sono per lo più tunisini e marocchini, romeni, etiopi, moldavi e appena 11 italiani che hanno realizzato bagni e cucine in quelle che erano aule. Appartamenti veri e propri, con camere da letto, televisori e antenne paraboliche per i canali che in qualche modo accorciano le distanze col proprio Paese. Come la mamma marocchina che nel suo appartamento ha messo in pratica le doti da tappezziere creando dal nulla un divano in stile arabeggiante. “Mi hanno minacciata diverse volte perché qui non potevo stare – racconta bloccata su quei cuscini colorati con un gesso alla caviglia – quando gli ho risposto che avrei potuto dormire solo nel furgone che uso per la mia attività di ambulante, mi hanno risposto che in quel caso mi avrebbero tolto mia figlia minorenne. Non lo permetterò mai”.
“Prima ero nel centro di accoglienza Azzurro 84, ho 55 anni e vivo qui dal 2000 – racconta un’altra donna – sono una delle poche ad avere qui la residenza, ma con 200 euro che prendo come aiuto economico ogni due mesi e senza che mi passino le medicine per la policitemia di cui soffro non posso farcela. Io sono italiana e mi umiliano, si ricordano di me solo quando devo votare”. “Vivevo al Trullo con la mia famiglia – interviene una 27enne marocchina in uno spiccato accento romano – abbiamo raggiunto mio padre che lavorava per una agenzia libica che si occupava di manutenzioni negli alberghi e che qui era stato trasferito – Quando si è ammalato di cancro si è dovuto licenziare e con la sua morte i 55 punti in graduatoria per una casa popolare sono diventati 15. Mia madre è rimasta sola e in strada con me e mio fratello piccoli, dove poteva andare?”. Tra gli occupanti c’è anche un 50enne marocchino che lavorava in una grande multinazionale poi fallita, famiglie che non guadagnano abbastanza per pagarsi un affitto normale, disoccupati, anziani ammalati. Sono poveri che rifiutano la guerra tra poveri. “Confermato ormai lo sgombero, il 30 maggio prossimo – spiega Donatella – abbiamo ottenuto un tavolo con il presidente del XIV municipio e con gli assessori Baldassarre e Castiglione. Confidiamo in una soluzione per quanti, in questa scuola, hanno diritto a un alloggio. Intanto preghiamo per un miracolo, di certo non ci arrendiamo”.