Monterotondo, la ricostruzione. Deborah urlava: «Papà, non lasciarmi, ti voglio bene»

21 Mag 2019 13:59 - di Redazione

Notificato a Deborah Sciacquatori e al suo avvocato, Sarah Proietti, il decreto di liberazione. La contestazione formalizzata alla 19enne, che all’alba di domenica ha ucciso il padre al culmine dell’ennesima aggressione subita da lei, dalla mamma e dalla nonna paterna, è eccesso colposo di legittima difesa. Il provvedimento arriva all’esito degli accertamenti, sentite le testimonianze e alla luce dei primi esiti dell’esame autoptico.

Alle 4,50 di domenica mattina Lorenzo Sciacquatori è rientrato nell’appartamento in via Aldo Moro, a Monterotondo, al solito ubriaco dopo la notte passata fuori. Ha preso a calci e a pugni la porta per far alzare la compagna, sua coetanea. Sono iniziate le abituali aggressioni, le urla che tutti nel palazzo sentivano da sempre. È la ricostruzione fatta dal procuratore Francesco Menditto dopo la firma del decreto di liberazione di Deborah Sciacquatori.«Mi devi andare a comprare da bere», grida la vittima alla donna. Antonia esce per accontentarlo, sperando di calmarlo. Quando torna la situazione non è migliorata, la figlia é chiusa in camera con la nonna al riparo da altre aggressioni. Quando il padre arriva anche lì, Deborah decide di intervenire, volano pugni, quelli che proprio Lorenzo ha insegnato alla figlia. È a quel punto che le tre donne scappano di casa, la 19enne ancora in pigiama: lui le insegue, raggiungendole dove si erano nascoste.

Monterotondo, la ricostruzione dell’aggressione

Le aggredisce provando prima a strattonare l’anziana madre perché rientrasse in casa, poi afferra di spalle la compagna, cingendole il braccio intorno al collo. Deborah cerca di portare via la madre, la colluttazione è violenta al punto che impugna il coltello del nonno che finisce nel collo del padre, appena sotto l’orecchio. «Papà smettila, non fare niente», gli urla ancora ignara della ferita che inizia a perdere sangue. Quando la 19enne realizza ciò che è successo, prova a rimediare: «Non mi lasciare, io ti voglio bene», gli urla disperata prima di tamponargli la ferita con delle confezioni di verdura surgelata arraffata in tutta fretta in casa.

Ad essere utilizzato il coltello che la 19enne aveva preso da una collezione del nonno e che teneva in camera in bella vista, tristemente certa di doverlo usare alla prossima aggressione che lei, la mamma e la nonna paterna, ormai quasi cieca, avrebbero subito. «Mio padre è caduto a terra, l’ho sorretto e gli ho detto papà non lasciarmi, ti voglio bene», ha raccontato agli inquirenti la ragazza, sempre in lacrime e distrutta per l’epilogo più tragico. Resasi conto di quanto accaduto, è salita in casa a prendere dei prodotti congelati da posizionargli sotto la testa. Sperava così di tamponare la ferita.

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