M5S, inferno di fuoco su Di Maio: «Ti sei circondato di lecchini e di yes-men»

29 Mag 2019 13:08 - di Franco Bianchini

Di Maio sta vivendo l’inferno. Tutti contro di lui. Apertamente, senza nemmeno un minimo sconto. Sembra quasi che nel M5S si stia assaporando il gusto della vendetta personale. Escono fuori tutti i veleni., Ad aprire il fuoco è la senatrice Paola Nugnes: «Se su Luigi hanno investito quasi 50mila euro solo tra marzo e maggio solo per sponsorizzazioni Facebook… se Rousseau serve solo a ratificare e a controllare il consenso… questa scelta è la tomba di ogni tentativo di revisione». Poi aggiunge: «Ero tentata di andare all’assemblea ma ritengo davvero di aver già dato troppo a questo Movimento».

Sposta il tiro Andrea Colletti: «Il problema non è Di Maio ma quelli che lo circondano. Un leader politico si deve circondare di persone migliori di lui, non solo di fedelissimi, lecchini e yes-men. Si deve circondare di persone leali, non di persone fedeli. E questo, in questi mesi, è mancato». Gli errori, per il parlamentare abruzzese, «sono stati tanti. In primis da chi lo ha consigliato e/o aiutato nelle trattative del contratto di governo. I suoi “consiglieri” erano troppo abbagliati dalla possibilità di diventare ministri, sottosegretari o capi di Gabinetto per poterlo consigliare al meglio. Per non parlare delle successive votazioni delle persone da inserire al Csm dove – ricorda Colletti – abbiamo, con i nostri voti, fatto eleggere il Responsabile Giustizia del Pd a capo dell’organo di autogoverno. Per non parlare delle nomine Rai, che doveva essere liberata dai partiti, e invece, in parte è stata occupata dalla Lega (basti vedere il Tg2 che è TeleSalvini)».

«L’attività parlamentare è totalmente bloccata – accusa Colletti – perché tutto deve passare dai Ministeri ma i ministeri bloccano tutto perché non sono abbastanza solleciti, o competenti, nel poter dare le risposte. I dirigenti del Gruppo Parlamentare non fanno nulla per migliorare l’attività legislativa del Movimento 5 stelle e, giustamente, dovrebbero essere loro, in verità, a rassegnare le dimissioni magari per mettere gente più competente, più efficiente e che riesca a guardare in là del proprio naso. Sono stati fatti dei capetti nei territori non eletti da nessuno che, invece di coordinare al meglio l’attività ed aiutare i gruppi locali, hanno preferito farsi la corte (dei miracoli) interna. I gruppi locali, colpa anche dell’utilizzo esclusivo di Rousseau, sono allo sbando e, quello che manca, rispetto al passato, sono tutti quegli attivisti che erano l’anima del Movimento. La rete è fondamentale ma i territori lo sono di più. E loro meritano delle risposte».

Riecco Carla Ruocco, anche lei poco tenera: «Io credo che ci sia bisogno di una presa d’atto di una sconfitta e di una campagna elettorale gestita male, con toni che sono stati fuori sintonia con il nostro popolo, in alcuni casi addirittura urlati. Credo che sia necessario un cambio di passo, anche tornando a una riorganizzazione del M5S che preveda un direttorio come c’era prima», afferma in un’intervista a La Stampa. Alla domanda se un cambio di leader è auspicabile, Ruocco afferma: «Senza dubbio è il momento di cambiare, anche scommettendo su figure diverse, sulle donne per esempio, non possiamo continuare con le stesse figure che ci hanno portato al risultato più disastroso di sempre. Io sono convinta – conclude – che sia necessaria una riflessione complessiva, non si resta al comando come se non fosse successo nulla. È il risultato peggiore di sempre, ma di cosa stiamo parlando?».

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