Lupi a Di Maio: «Non mi tirare in ballo. Non ero indagato e mi dimisi per colpa vostra»

4 Mag 2019 15:49 - di Redazione

«Di Maio non ha ancora imparato che non si sommano mele con pere». Maurizio Lupi va all’attacco frontale del vicepremier grillino che, nel chiedere la testa di Siri, ha assimilato il caso del sottosegretario leghista, accusato di corruzione, con il passo indietro nel 2015 dell’allora ministro delle Infrastture appena sfiorato da inchiesta giudiziarie.

«Per giustificare il suo spirito giustizialista con cui tenta di risalire la china nei sondaggi a causa della sua incapacità a governare, mi tira in ballo paragonandomi al caso Siri. Io – spiega l’ex ministro oggi presidente del gruppo Nci-Usei alla Camera – non ero indagato né accusato di alcunché, mi dimisi per motivi strettamente personali quando vidi che nella loro furia da gogna i grillini iniziarono a perseguitare la mia famiglia. Glielo dissi anche nel mio discorso alla Camera, ma hanno la memoria corta». Quanto a dimenticanze, Lupi ricorda ai 5Stelle, tra i primi a scatenare le polveri, che l’inchiesta che coinvolse dirigenti del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e alcuni imprenditori  «è finita nel nulla, perché nulla c’era, tutti prosciolti in istruttoria». Quanto al destino del sottosegretario Siri che sta scuotendo la maggioranza di governo, conclude Lupi, «ogni valutazione spetta a lui e soltanto a lui, solo l’ignoranza giuridica, o il mero interesse politico, possono far dire che un avviso garanzia obbliga una persona alle dimissioni».

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