Lombardia, così Fontana rifiutò la proposta indecente. I pm: «È parte offesa»

7 Mag 2019 12:50 - di Redazione

Una proposta indecente infiocchettata col nastrino dell’amicizia. Ma che non ha indotto in tentazione Attilio Fontana, governatore leghista della Lombardia, cui un anno fa Gioacchino Caianiello, già coordinatore provinciale di Forza Italia in provincia di Varese e una condanna definitiva a 3 anni per concussione comminatagli nel 2017, propone di  mettere a capo dell’ambìto “settore Formazione” della regione il direttore generale dell’Afol-Agenzia metropolitana per il lavoro. In cambio, gli garantisce la nomina nel collegio sindacale di Luca Marsico, socio dello studio legale di Fontana e consigliere regionale forzista non rieletto. A Marsico – trombato alle elezioni proprio grazie al boicottaggio di Caianiello – sarebbero inoltre state assegnate lucrose consulenze. Il tutto come risarcimento per la mancata rielezione.

Nomine in cambio di consulenze. Ma Fontana disse “no”

Per la procura di Milano si tratta di una vera e propria istigazione alla corruzione di cui Fontana è indicato come «parte offesa» poiché, pur senza denunciare il baratto, in una intercettazione diretta tra i due avrebbe rifiutato l’offerta di Caianiello. Al futuro di Marsico – è il senso della sua risposta – si provvederà in altro modo. Il tentativo di corruzione di Fontana è solo la punta dell’iceberg di un’indagine che, in piena campagna elettorale, appare destinata a creare più di un imbarazzo ai vertici della regione Lombardia. Più di ogni altra considerazione lo dimostra la raffica di arresti e di altre misure cautelari – ben 43 – che in queste ore sta terremotato la politica lombarda.

Reati ascoltati in diretta dagli investigatori

Un’autentica retata che gli inquirenti spiegano con la necessità di spezzare la commissione di reati «ascoltati» in diretta dagli investigatori. Si tratta di filoni d’inchiesta tra loro autonomi, ma in gran parte riconducibili a Caianiello o a Pietro Tatarella, vicecoordinatore regionale “azzurro”, o a Daniele D’Alfonso il patron della Ecol-Service srl, società attiva nel settore rifiuti. D’Alfonso è l’unico al quale viene contestata anche l’aggravante di aver agevolato il clan di ‘ndrangheta dei Molluso attraverso l’assunzione di loro uomini e il versamento di tangenti.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *