Lo spread torna ad impennarsi. Visco: «Meno male che l’Europa c’è»

31 Mag 2019 14:43 - di Redazione

«Italia più povera senza Unione europea» e ok al taglio delle tasse purché «non pesi sul deficit». Quanto poi a Quota 100 e Reddito di cittadinanza,  è vero che sono «condivisibili» le previsioni del governo circa lo 0,6 per cento in più di Pil nel triennio 2019-21, ma in ogni caso «aumenti della spesa pubblica o riduzioni di entrate vanno inseriti in un quadro che ne garantisca la sostenibilità finanziaria e ne precisi intenti, priorità e fonti di finanziamento». Questi, grosso modo, i punti più salienti delle “Considerazioni finali” illustrate in mattinata dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco.

Il differenziale con i Bund tedeschi è salito a 290

Non solo, ovviamente, dal momento che proprio in queste ore lo spread a ripreso ad impennarsi toccando quota 290 a conferma di quanto l’instabilità politica possa condizionare i flussi finanziari. E sullo spread Visco ha lanciato segnali di preoccupazione: «Se finora – ha spiegato – la trasmissione del maggiore costo dei titoli pubblici a quello dei prestiti delle banche a imprese e famiglie è stata limitata, grazie all’ampia liquidità e alle migliori condizioni dei bilanci degli intermediari, oggi  cominciano tuttavia a emergere segnali di tensione con un graduale irrigidimento delle politiche di offerta dei prestiti, soprattutto per le piccole imprese». In più, l’Italia, a giudizio del Governatore, «ancora fatica a riprendersi dalla doppia recessione perché paga il prezzo di un contesto che, per qualità dei servizi pubblici e rispetto delle regole, è poco favorevole all’attività imprenditoriale».

Visco: «Segnali di tensione per famiglie e imprese»

Ritardo tecnologico, nanismo imprenditoriale, evasione fiscale sono altrettante diseconomie esterne che – è l’analisi di Visco – finiscono per rendere ancor più onerose per famiglie, imprese e per lo Stato le «distorsioni del debito pubblico». Visco ha auspicato il varo di «un’ampia riforma fiscale» perché, ha ricordato, negli ultimi decenni «sono state introdotte nuove forme di tassazione ed è stato progressivamente definito un complesso insieme di agevolazioni e di esenzioni, nell’assenza di un disegno organico e con indirizzi non sempre coerenti». Passando a temi più contingenti come il possibile aumento dell’Iva, il Governatore ha diffidato il governo dalla tentazione di disinnescare «senza compensazione» le clausole di salvaguardia. Se accadesse, ha avvertito, si avrebbe un avanzo primario inferiore a mezzo punto di Pil che «non sarebbe compatibile con la riduzione dell’incidenza del debito sul prodotto». Lo spettro di una nuova crisi è tutt’altro che scongiurato. Ove ritornasse, ha detto ancora Visco, inciderebbe «inevitabilmente sui bilanci delle banche», le cui prospettive, ha concluso il Governatore, «rimangono strettamente legate all’andamento dell’economia e alla percezioni del “rischio Paese“, che si riverberano sulla qualità degli attivi e sul costo da sostenere per reperire risorse sui mercati».

 

 

Commenti

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  • Marco 31 Maggio 2019

    È perché c’è la UE che esiste lo spread! Altro che meno male che l’europa c’è…