L’affondo di Boccia contro il governo: «Pensa troppo ai “like” e poco al futuro»

22 Mag 2019 14:40 - di Niccolò Silvestri

È un rito che si ripete praticamente da sempre, quello della relazione annuale del presidente di Confindustria: applausi, commenti a margine, appelli a «fare squadra» e, infine, bastone e carota all’indirizzo di chi governa. E Vincenzo Boccia non ha fatto eccezione, complice anche la circostanza che la relazione da lui illustrata oggi alla presenza del presidente Mattarella, del premier Conte e di molti ministri, è l’ultima della sua presidenza. Quando ha sollevato gli occhi dagli appunti – rituale anche questo – è scattato il tributo della standing ovation degli imprenditori italiani.

Boccia ha parlato all’assemblea annuale di Confindustria

Applausi a parte, chi si attendeva posizioni più nette da parte di Boccia in merito a questo primo tagliando di attività del governo, è rimasto senz’altro deluso. Il presidente di Confindustria pensava certamente a Di Maio e a Salvini quando ha rinfacciato «la bulimia di consenso immediato» che «affida ai social la ricerca di una popolarità che si misura in termini di like» o ha sottolineato che «il presentismo imperante è una malattia molto grave perché impedisce di vedere oltre il finire del giorno» quando «noi invece abbiamo bisogno di studiare, progettare, costruire» e la politica guardare a «decisioni capaci d’incidere a lungo, anche se possono risultare impopolari». Insomma, parlate di meno e fate di più. Ma è difficile che questo mix di punzecchiature ed esortazioni, pur accolte da applausi scroscianti, riescano a parlare alla pancia dei tanti imprenditori impauriti dallo spread e disorientati dalle continue risse nel governo giallo-verde. Che l’attesa fosse quella lo conferma il fragoroso, prolungatissimo, applauso partito quando Boccia ha pronunciato la parola Tav ricordando i «tre sì» pronunciati agli Stati generali di Torino del 3 dicembre scorso: «Alla Tav, alle infrastrutture, alla crescita».

«Sì alla Tav, sì alle infrastrutture, sì alla crescita»

Ma era stato lo stesso Boccia a far capire che Confindustria non si schiera: «Non siamo né maggioranza, né opposizione. Né popolari, né socialisti o populisti. Siamo italiani, siamo imprenditori». È il disimpegno per arrivare ad offrire la carota al governo che, assicura, «con il decreto-crescita e lo Sblocca-cantieri, ha imboccato la strada giusta». Ma, aggiunge, «è presto ancora valutare quanto potranno essere efficaci e influire sull’aumento del pil». Un dispiacere Boccia lo riserva anche a Salvini quando dalla tribuna scandisce che Confindustria non condivide la politica delle «frontiere chiuse» sull’immigrazione. L’ultimo pensiero è dedicato all’Europa e lo affida a Conte: «Signor presidente del Consiglio, chieda più Europa ma migliore, chieda un’Europa più unita».

 

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