La Procura di Perugia: a Palamara 40.000 euro per favorire la nomina del pm Longo

30 Mag 2019 19:11 - di Roberto Frulli
Luca Palamara, il pm romano indagato a Perugia per corruzione

Luca Palamara, il pm romano ed ex-componente del Consiglio Superiore della magistratura, in corsa per la poltrona di procuratore aggiunto agli uffici giudiziari di piazzale Clodio e indagato per corruzione dalla Procura di Perugia avrebbe ricevuto, da Giuseppe Calafiore e Piero Amara «in concorso tra loro e con Giancarlo Longo», la somma di 40.000 euro per favorire – cosa che, poi, in realtà non gli riuscì – «quale componente del Csm» la nomina del pm Giancarlo Longo a procuratore capo della Procura di Gela.
C’è anche questa contestazione nel decreto di perquisizione fatto notificare oggi dai magistrati eugubini che contestano al magistrato romano «un atto contrario ai doveri di ufficio, ovvero, agevolare e favorire il medesimo Longo nell’ambito della procedura di nomina del procuratore di Gela alla quale aveva preso parte Longo, ciò in violazione dei criteri di nomina e selezione come individuati dalle circolari e atti correlati, in particolare dalla circolare consiliare (del Csm, ndr) del 28. 7.2015, che individua le precondizioni e i parametri generali per il conferimento degli incarichi dirigenziali».
Quella nomina, poi, non andò in porto.

A sorpresa nelle intercettazioni di Palamara spuntano anche due parlamentari

E, a sorpresa, fra le 19 pagine del decreto di perquisizione nei confronti di Palamara, spunta anche un riferimento a due parlamentari.Inizialmente non si capisce se ad essere ascoltati dagli inquirenti umbri siano anche i due esponenti politici presenti alla conversazione con i magistrati Spina e Palamara.

Subito dopo la Procura di Perugia chiarisce che la coppia di parlamentari è finita casualmente nell’intercettazione disposta dai pm eugubini perché la polizia giudiziaria non poteva prevederne la presenza.
In particolare, scrivono i pm di Perugia, «in tale conversazione che intercorre tra Spina, Palamara, e due parlamentari, il primo comunica che all’esposto di Fava è allegato un Cd che sarebbe stato secretato. Tale conversazione, poi, dimostra come Palamara fosse già consapevole del suo procedimento pendente a Perugia (pagina 45, progressivo 40 del 9.5.2019 – “perché quel cazzo che m’hanno combinato lì a Perugia ancora nemmeno si sa”), tanto da parlarne con il parlamentare».

Sull’utilizzabilità della conversazione con i parlamentari, la Procura richiama la posizione della Cassazione sul concetto di “casualità”, tanto che «questo pm aveva specificato alla Pg operante con nota in atti di non attivare il microfono, quando dovesse emergere preventivamente che l’indagato Palamara si stesse per incontrare con parlamentari o altre figure ricoperte da specifiche garanzie similari, pertanto, le conversazioni qui citate sono da considerarsi casuali nei termini anzidetti non avendo la Pg in anticipo percepito alcun ascolto che facesse presagire la presenza di tali soggetti».

La soffiata del membro del Csm, Spina a Palamara sull’indagine

Quanto agli altri personaggi coinvolti, il togato di Unicost al Csm, Luigi Spinaindagato per rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento nell’inchiesta di Perugia, rivelò a Luca Palamara l’arrivo al Consiglio Superiore della magistratura degli atti relativi all’indagine a suo carico.

In particolare, si legge nel decreto di perquisizione, Spina, «quale consigliere Csm in seno alla I Commissione, essendo pervenuta al Csm una comunicazione di avvenuta iscrizione nel registro degli indagati nei confronti di Palamara Luca del presente procedimento, proveniente dal Procuratore della Repubblica di Perugia (con allegata una nota della Pg operante contenente atti ed elementi coperti dal segreto istruttorio), comunicazione inoltrata dal comitato di Presidenza alla I e alla V commissione in forma secretata, comunicando con Palamara, violando i doveri inerenti la sua funzioni e abusando della sua qualità, rilevava al predetto non solo il pervenimento dell’atto, ma, rispondendo alle reiterate ed incalzanti sollecitazioni del Palamara, gli rivelava, a grandi linee, i contenuti della nota, i nominativi degli altri soggetti coinvolti (familiari e conoscenti che avevano preso parte a dei viaggi oggetto de/l’accertamento medesimo) i nomi dei sostituti procuratori a cui quella nota era diretta, la Polizia Giudiziaria che l’aveva redatta, i particolari emergenti da alcune intercettazioni ivi citate, nonché, il titolo di reato oggetto dell’iscrizione e a suo carico ed anche l’epoca dell’iscrizione (art. 319 c.p. e mese di dicembre 2018)».

Da San Casciano ai Bagni a Dubai, i viaggi sospetti di Palamara

Ma come sono arrivati gli investigatori a Palamara? E’ indagando sulle spese di Centofanti in favore di un assessore di Artena, il Gico della guardia di Finanza incappa in una serie di pagamenti in hotel a favore di Palamara o di persone a lui vicine da parte dello stesso Centofanti o di società a lui ricollegabili.

Al capitolo «utilità oggetto di investigazione» del decreto di perquisizione firmato dai pm di Perugia la Finanza riferiva alla Procura di più soggiorni presso l’Hotel Fonteverde di San Casciano dei Bagni, un lussuoso resort in Toscana, di pernotti e pasti all’Hotel Campiglio Bellavista, un quattro stelle di Madonna di Campiglio.
Sempre le Fiamme Gialle fanno notare come su un viaggio a Dubai, «con relativo soggiorno», il cui pagamento risulta in parte fatturato con carta di credito di Palamara e in parte pagato in contanti da un suo conoscente, ci siano aspetti da chiarire: «Pagamenti sulla cui verosimiglianza la Pg avanzava alcuni dubbi in relazione alle date delle fatture».
Sempre il Gico fa riferimento infine a un soggiorno a Favignana anche qui con fatture regolarmente pagate da Palamara su cui però gli investigatori sollevano perplessità.

Con le carte ricevute da Fava, Palamara puntava a screditare Ielo

Dal decreto di perquisizione della Procura di Perugia emerge il presunto «interesse di Palamara per la trattazione di un esposto che il dottor Fava (pm romano anch’esso oggi indagato dai colleghi di Perugia, ndr) aveva trasmesso al Consiglio Superiore della Magistratura. In tale atto, acquisito da quest’ufficio e pervenuto al Consiglio il 2 aprile 2019, venivano segnalate alcune “asserite” anomalie commesse dall’allora Procuratore della Repubblica di Roma (Giuseppe Pignatone, ndr) e da un aggiunto (Paolo Ielo, ndr). I destinatari di tale esposto, come vedremo, verranno individuati da Palamara come i responsabili dei suoi problemi giudiziari».

«In un distinto colloquio, Fava, che aveva seguito le iniziali indagini del procedimento 44630/2016 mod. 21 presso la Procura di Roma, rivelerà a Palamara anche i “destinatari” originari della nota della polizia giudiziaria, tra i quali il Procuratore Aggiunto Paolo Ielo. A questo punto tornerà come argomento forte la vicenda dell’esposto di Fava che nell’intendimento di Palamara sarà suo strumento per screditare il Procuratore Aggiunto che ha disposto, all’epoca, la trasmissione degli atti a Perugia (rif. progressivo 15 del 16.5.2019 pagina 57 e progressivo 20 del 16.5.2019 pagina 66 in cui Palamara esclama “siccome un angelo custode ce l’ho io … sei spuntato te, m’è spuntato Stefano che è il mio amico storico …» e Spina lo rassicura «Ma è spuntato Stefano adesso si va fino infondo … »).
«Tale dato – proseguono i magistrati di Perugia – emerge sia nelle citate comunicazioni con Spina, sia ancor di più nel progressivo 82 del 16.5.2019 intercorso con Fava, dal quale si ricava la consegna di carte da Fava a Palamara finalizzate a recare discredito al Procuratore Aggiunto Ielo».

Un consulente della Procura informò Palamara sul fratello di Ielo

Sarebbe stato un professionista, anche consulente della Procura, secondo quanto riportano i magistrati umbri nel decreto di perquisizione, a informare il pm di Roma, Luca Palamara di avere «raccolto informazioni compromettenti sul conto del collega Ielo».

La circostanza per i pm perugini emergerebbe anche da alcune conversazioni telefoniche intercorse con questo consulente «che evidentemente a conoscenza delle intenzioni di Palamara lo informa di aver acquisito informazioni sul fratello del dottor Ielo che potrebbero danneggiare quest’ultimo».
«Non vi è dubbio – continuano i magistrati umbri nel decreto – che tale ipotesi va accertata e verificata sia in un senso che nell’altro al fine di fugare il dubbio che si stia cercando di alterare il quadro probatorio».

Spina a Palamara: «avrai la tua rivincita contro chi ti sta fottendo»

I magistrati di Perugia che hanno indagato per corruzione Palamara si dicono convinti che «la consegna di queste carte “contro” i suoi colleghi da parte di Fava e parimenti le informazioni assunte» dal consulente della Procura che avrebbe spifferato a Palamara informazioni sul fratello di Ielo «abbiano per Palamara, nella sua ottica, un valore al contempo difensivo e forse di “ritorsione”».
Ciò per i magistrati umbri «emerge nitidamente dal colloquio che Palamara ha con l’amico Spina dopo le informazioni assunte sulle iniziative di questa Procura».
Nel decreto viene riportato uno stralcio di questa intercettazione. Spina: «C’avrai la tua rivincita perché si vedrà che chi ti sta fottendo e tutte le cose forse sarà lui a doversi difendere a Perugia, per altre cose perché noi a Fava lo chiamiamo». Palamara: «No, adesso lo devi chiamare (in audizione al Csm, ndr) altrimenti mi metto a fare il matto».

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