La guerra in Siria è finita, ma non per la Ue: rinnovate le sanzioni contro Damasco
Dopo aver vomitato veleno per sette anni contro il legittimo presidente siriano Bashar al Assad, l’Unione europea adesso non sopporta la vittoria di Damasco contro i terroristidell’Isis e fa quello che sa fare meglio: sanzioni. Il Consiglio Ue infatti ha prorogato fino al primo giugno 2020 le sanzioni contro il legittimo governo siriano di Bashar al-Assad, poiché – a suo dire – continua a condurre una politica repressiva contro la popolazione civile. L’istituzione che rappresenta gli Stati membri ha anche rimosso 5 persone decedute e due persone giuridiche dalla lista, che ora comprende 270 persone e 70 società o enti, colpiti dal divieto di viaggiare nell’Ue e dal congelamento dei beni, perché considerati responsabili della repressione contro i civili, di aver beneficiato del regime o di sostenerlo, e/o di essere collegati ai soggetti sanzionati. Le sanzioni includono anche un embargo sul petrolio, restrizioni per determinati investimenti, il congelamento dei beni che la Banca centrale siriana ha nell’Ue e restrizioni all’export di tecnologie ed equipaggiamenti che possano essere utilizzati a fini di repressione interna oppure per monitorare o intercettare le comunicazioni telefoniche o via Internet. L’Ue “rimane impegnata a trovare una soluzione politica credibile e duratura al conflitto” in Siria, sulla base della risoluzione approvata dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. La Ue non si è accorta che il conflitto da lei citato è finito da qualche mese, con la sconfitta dei terroristi islamici a opera del governo siriano e dei suoi alleati curdi e allora contnua la sua guerra personale contro Assad, colpevole agli occhi di Bruxelles di essere vicino alla Russia di Putin, visto dalla Ue come il più grande nemico.