Iva, anche Tria non esclude l’aumento: «Meglio più imposte indirette che dirette»

16 Mag 2019 17:45 - di Redazione

Cos’è mancato alla Ue in questi anni? «L’abc della politica economica». Parola di Giovanni Tria, impegnato in queste ore  Bruxelles dove è in corso l’Eurogruppo (la riunione di tutti i responsabili dei dicasteri economici e finanziari della Ue) in vista del summit fissato al 13 giugno. Nell’incontro odierno non saranno valutate le singole situazione nazionali. Almeno per oggi, dunque, l’Italia non sederà sullo scranno dell’osservato speciale nonostante lo spread in rialzo e le cannonate di Salvini contro il paletto del 3 per cento. E Tria ne ha approfittato per infilare qualche messaggio nella bottiglia nella speranza che prima o poi finisca nelle mani giuste.

Tria critica la Ue: «Le manca l’abc della politica economica»

Quel che il ministro mette subito in chiaro è che le politiche economiche nell’Ue, oggi essenzialmente nazionali, dovrebbero essere ripensate in chiave europea, in modo da compensare le manovre restrittive in alcune parti dell’Ue con politiche più espansive in altre, altrimenti – avverte – «l’Unione nel suo complesso va male». È proprio questo, a suo giudizio, «l’abc della politica economica» tuttora mancante a Bruxelles. «Se esiste l’Europa –  ha incalzato Tria – bisogna ragionare in termini europei e non nazionali. Questo è il vizio dell’Europa. Non è un vizio italiano: è il vizio dell’Europa, quello di ragionare solo in termini nazionali e mai in termini europei. Serve una maggiore coerenza e coordinamento delle politiche fiscali».

«Meglio più imposte indirette che dirette»

Sulle questioni più nazionali, il ministro si è detto convinto che l’atteggiamento della Commissione nei confronti dell’Italia «rimanga uguale» anche dopo le elezioni europee, non fosse altro perché «la Commissione sarà la stessa per un po’».  L’interlocuzione, aggiunge, «continua e continuerà». Nel frattempo, però, si deve scongiurare l’aumento automatico dell’Iva, su cui – nei giorni scorsi – il premier Conte è apparso assai fatalista. «L’obiettivo è quello di non aumentare la pressione fiscale, se possibile andando a vedere dal lato della spesa», rassicura il ministro dell’Economia. Ma è il primo a sapere che non sarà facile. E tra le righe lascia capire che, alla stretta, la strada da prendere sarà il ritocco in alto delle aliquote. «La mia posizione scientifica è nota – spiega -: io penso che nella composizione della pressione fiscale è meglio avere più peso per le imposte indirette rispetto a quelle dirette, ma questa è un’altra questione».

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