«Ha soddisfatto le sue voglie sessuali e usato Pamela come un giocattolo»: oggi la sentenza su Oseghale

29 Mag 2019 12:26 - di Martino Della Costa

Al suo arrivo al tribunale di Macerata, dove è in corso l’ultima udienza del processo per l’omicidio della figlia Pamela – oggi potrebbe arrivare il verdetto per l’imputato Innocent Oseghale – la mamma della 18enne romana, uccisa e martoriata, ha trovato al suo arrivo davanti al Palazzo di giustizia affissi sul muro due manifesti con scritto «Pamela C’è» e «Verità e giustizia per Pamela», sottolineati in tricolore. E lei, ancora una volta seduta in aula circondata dai familiari ad ascoltare torture e sevizie inferte alla figlia barbaramente uccisa, torna a chiedere verità e giustizia per la figlia, perché non venga uccisa anche una seconda volta…

Omicidio Pamela, al via l’ultima udienza: oggi potrebbe arrivare il verdetto di primo gradi su Oseghale

Al via l’ultima udienza, dunque: alla sbarra l’imputato nigeriano, Innocent Oseghale, che davanti alla Corte di Assise dovrà rispondere dell’accusa di aver violentato, ucciso e fatto a pezzi Pamela Mastropietro. In apertura sono previste le repliche e, se i tempi lo consentiranno, la Corte dovrebbe entrare già entro la fine della mattinata in camera di consiglio per emettere poi la sentenza. «Speriamo che oggi sia fatta giustizia», ha ripetuto ancora una volta il legale della famiglia di Pamela Mastropietro, l’avvocato Marco Valerio Verni, arrivando insieme ai genitori e ai parenti della ragazza al Tribunale di Macerata a fianco e per conto dei quali il legale è tornato a ripetere: «Ci aspettiamo la massima condanna». Poi, in aula la parola è passata subito al procuratore Giovanni Giorgio che, nella sua replica davanti alla Corte di Assise di Macerata ha nuovamente puntato i riflettori sullo strazio e il dolore subito dalla giovanissima vittima: «Oseghale ha strumentalizzato Pamela come un giocattolo: si era ripresa ma era in stato confusionale dovuto alla droga, lui frettolosamente ha soddisfatto le sue voglie sessuali inducendola a un rapporto sessuale non protetto».

Il procuratore Giorgio: «Oseghale ha soddisfatto le sue voglie sessuale e ha usato Pamela come un giocattolo»

Non solo: replicando alle parole dell’avvocato Umberto Gramenzi – che nella scorsa udienza aveva affermato che per la difesa il rapporto sessuale tra Pamela e il nigeriano era stato consenziente e aveva fatto notare che Pamela dopo l’allontanamento dalla comunità aveva avuto rapporti sessuali con altri due uomini – Giorgio ha fatto notare che è provato che con gli altri due uomini Pamela ebbe rapporti protetti e avendo con lei dei preservativi, non si capisce «perché mai Pamela avrebbe dovuto decidere di avere solo con Oseghale un rapporto non protetto», come testimonia il fatto che il dna di Oseghale è stato l’unico di quelli ritrovati sui resti riconducibile a un rapporto sessuale. Poi il dibattito processuale è entrato nel merito dell’attendibilità del teste collaboratore di giustizia Vincenzo Marino, messa in dubbio dalla difesa di Oseghale e invece difesa nel corso delle repliche dal procuratore. Quindi, la parola è passata alla pm Stefania Ciccioli per la parte più dura del dibattimento in aula: quello riservato alla violenza sessuale, e al fatto che i resti di Pamela siano stati lavati con la candeggina e alcune parti addirittura non sono state più trovate. Riscontri macabri che confermano un elemento: il lavaggio con la candeggina e l’asportazione di alcuni organi, secondo l’accusa, sono avvenuti «per cancellare le prove»…

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