Giù le mani da (via) Tito: i residenti contrari al cambio di nome della via. Ma l’ideologia non c’entra…
I residenti di via Tito in trincea a Parma: giù le mani dal maresciallo e dalla toponomastica intestata al dittatore comunista jugoslavo, all’aguzzino dell’esodo giuliano-dalmata e responsabile del massacro delle vittime italiane nelle foibe. Già, perché da tempo – e ormai la questione sarebbe arrivata agli sgoccioli dopo l’accelerata della mozione presentata dalla Lega sulla vexata quaestio – si discute sull’opportunità di cambiare nome alla strada dedicata al capo dei partigiani jugoslavi. Ma, a quanto riferiscono la Gazzetta di Parma e Il Giornale, sembra che i residenti non ne vogliano sapere… ma non certo per ragioni ideologiche, quanto semmai per motivazioni di ordine meramente anagrafico. «Chiediamo di lasciare l’attuale toponomastica non per motivi ideologici, ma per i disagi che il cambio porterebbe», spiegano dunque le testate citate poc’anzi, sottolineando come, in cima alle preoccupazioni dei più perlomeno, si annidano più che altro vicissitudini burocratiche e beghe amministrative legati al nuovo indirizzo con cui la strada verrebbe ribattezzata.
Parma, i residenti si oppongono al cambio d’indirizzo della via intitolata al comunista jugoslavo
E così, sordi a richiami etici e a valutazioni inerenti opportunità più squisitamente socio-politiche, i residenti di via Tito si dicono addirittura disponibili alla raccolta di firme e alle barricate di quartiere pur di scongiurare la novità toponomastica incombente da quando, come ricordano Gazzetta locale e quotidiano milanese, «a riportarla in auge lo scorso febbraio, inserendola in una mozione, era stata Laura Cavandoli, capogruppo della Lega in consiglio comunale, all’epoca in corsa per un seggio alla Camera.“Via Tito Broz è un residuato di un’epoca di divisioni e crimini ideologici che per fortuna ci siamo lasciati alle spalle”, aveva dichiarato la Cavandoli. Un periodo buio, insomma, “da rottamare come l’ideologia in nome della quale ha barbaramente eliminato gli avversari politici e un gran numero di italiani di Istria e Dalmazia”». Eppure, né il richiamo al massacro delle foibe, né il rimando al doloro esodo a cui italiani del nord est furono costretti, hanno potuto scalfire le argomentazioni mosse dai residenti a ragione del diniego al cambio d’indirizzo. «Siamo contrari e siamo disponibili a promuovere una raccolta firme, se necessario». E la burocrazia ha la meglio su storia e ragione di Stato: il maresciallo non si tocca… neppure sul cartello stradale purtroppo.