Genova, arresto convalidato per i due antifascisti. Ma il giudice “li grazia” lo stesso (video)

24 Mag 2019 16:47 - di Sveva Ferri

Arresto convalidato, ma domiciliari revocati per i due antagonisti fermati ieri pomeriggio a Genova per gli scontri contro la polizia nel tentativo di impedire un comizio elettorale di CasaPound. Nel corso del processo per direttissima che si è tenuto stamattina, la misura è stata derubricata a obbligo di firma. I due, un 50enne e un 31enne, devono rispondere di resistenza a pubblico ufficiale. L’inizio del processo vero e proprio è stato fissato per il 19 luglio.

Un’inchiesta sugli antifascisti, una sulla Polizia

Il rito per direttissima si sarebbe dovuto tenere stamattina alle 11, ma è slittato alle 13. Si è celebrato in un clima politico ancora infuocato, dopo le violente proteste antifasciste di ieri. Già dalle 9 del mattino un capannello di antagonisti si era piazzato davanti al Palazzo di Giustizia, dove comunque non si sono registrate tensioni. Intanto la Procura ha aperto un fascicolo per per resistenza, danneggiamenti e lancio di oggetti pericolosi nei confronti dei facinorosi che ieri hanno assaltato le forze dell’ordine nel tentativo di arrivare a CasaPound. Un secondo fascicolo è stato aperto nei confronti degli agenti del reparto Mobile che, avendolo scambiato per uno dei manifestanti violenti, hanno malmenato un giornalista di Repubblica Genova, Stefano Origone,  finito in ospedale con fratture a una mano, a una costola e diversi traumi. Entrambi i fascioli, per ora, sono a carico di ignoti.

Il Procuratore chiama il giornalista picchiato

«Ho sentito Stefano Origone questa mattina», ha spiegato il Procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, per il quale il cronista «non poteva essere scambiato per un manifestante e tantomeno per un violento». «Le scuse e la vicinanza espresse nell’immediato dal Questore e dal capo della Squadra mobile dimostrano che quello è lo spirito delle forze dell’ordine. Poi, se c’è qualcuno che sbaglia, paga. Che sia dalla parte di chi aggredisce o da quella di chi trasmoda nella reazione, il tutto nel massimo rispetto di chi ha subito lesioni anche nelle forze dell’ordine», ha aggiunto Cozzi, che sulla gestione dell’ordine pubblico ha spiegato che «la polizia ha esercitato la tutela della sicurezza pubblica e non può consentire si scateni il caos». «Poi se mai c’è da vedere – ha concluso il procuratore capo di Genova – anche all’interno dell’atteggiamento composto delle forze dell’ordine, se ci sono soggetti che non sono in grado di controllare la reazione, ci vuole un controllo ferreo della forza da parte chiunque».

L’allarme dei funzionari di polizia

Sul caso è intervenuta anche l’Associazione nazionale funzionari di polizia, sottolineando che «le immagini di Genova devono rappresentare un monito che, lo ribadiamo, deve valere per tutti, nessuno escluso, affinché toni e modalità di proteste ed espressioni del pensiero rientrino nei limiti previsti dalle legge». «Lo avevamo denunciato in più occasioni nelle scorse settimane, il clima avvelenato da una campagna di odio che ha precedenti forse solo negli anni ’70, la pervicace volontà di autentici professionisti del disordine sta generando un crescendo di violenze di piazza che hanno avuto un epilogo tristissimo ieri a Genova», ha ricordato il portavoce dell’Associazione, Girolamo Lacquaniti, sottolineando che «chi non isola violenti e facinorosi, chi alimenta il clima di odio è complice di ogni mano che si arma e si scaglia nelle piazze». «Da parte nostra – ha concluso – siamo altresì certi che la Procura di Genova saprà fare luce su tutti gli episodi avvenuti e che potranno essere giudicati e valutati anche alle tante immagini raccolte».

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