Fumetti, addio ad Alberico Motta: era il “papà” di Geppo e di Nonna Abelarda
Il suo nome forse dirà poco al grosso pubblico, ma la sua matita è destinata a restare una pietra miliare nella storia del fumetto: parliamo di Alberico Motta, morto ieri a Villasanta, nel Monzese all’età di 81 anni, noto ai cultori del genere per essere stato tra gli anni ’60 e ’70 uno dei principali autori di storie a fumetti di molti personaggi umoristici italiani – pubblicati dalle “Edizioni Renato Bianconi” – come Geppo, Nonna Abelarda e dell’edizione italiana di Braccio di Ferro e di Tom & Jerry, oltre che autore della serie a fumetti Big Robot, ricordata come il primo esempio di manga italiano. Dotato di vena artistica inesauribile, Motta ha creato, tra gli altri, i personaggi di Pierino, Napoleone Sprint, Nerone, Ursus e scritto sceneggiature per centinaia di soggetti, da Soldino a Trottolino a Felix, lanciando successi come Provolino e Pinocchio. Negli anni ’80 ha collaborato con Disney per Topolino e altre testate, realizzando poi anche fumetti per l’estero, come Fix und Foxi, e collaborando a varie testate di giochi ed enigmistica. Nato a Monza il 6 ottobre 1937, Motta abbozza i suoi primi fumetti sui quaderni di scuola e non ancora quindicenne presenta le sue vignette all’editore Beppe Caregaro delle Edizioni Alpe,dove conosce Giorgio Rebuffi e Umberto Manfrin. Tra il 1952 e il 1955, mentre continua gli studi, trova impegno part time presso la casa editrice Dardo con mansioni redazionali. Nel 1956 per la stessa casa editrice realizza storie a fumetti di Chicchirichì e i primi personaggi di sua creazione, tra cui Paquito e Lala e Stanlio e Olio. Tra il 1957 e il 1961, sempre per le Edizioni Alpe, disegna storie di Cucciolo e di Tiramolla.