È giallo sulla candidabilità della deputata grillina Piera Aiello, che da 27 anni ha un’altra identità

8 Mag 2019 18:29 - di Redazione

Diventa un vero e proprio rompicapo il caso della candidabilità della testimone di giustizia Piera Aiello, eletta alle scorse elezioni politiche del M5S. Poteva candidarsi con il suo vero nome, cioè Piera Aiello, oppure no, dal momento che da 27 anni ha un’altra identità, quindi un altro nome e un altro cognome, e vive con le figlie al Nord Italia? È quanto hanno cercato di appurare i magistrati della Procura di Sciacca (Agrigento), che hanno aperto un’inchiesta per falso in atto pubblico. Ma gli stessi pm, come apprende l’Adnkronos, hanno già chiesto l’archiviazione dell’inchiesta. L’indagine a carico della esponente grillina sarebbe legata alla sua candidatura alle Politiche del 2018 e alla sua condizione di testimone di giustizia, senza vera identità. Il suo nome non sarebbe “certificabile” all’Ufficio anagrafe del Comune di Partanna, dove la deputata è nata proprio perché dal 1992 vive, sotto protezione, senza la sua vera identità al Nord Italia. Secondo la Procura per potersi candidare in Parlamento, la deputata avrebbe compiuto alcune “forzature”. Un anno fa, quando si candidò, fece la campagna elettorale senza il suo vero volto. Si mostrò in pubblico solo tempo dopo. “Siamo stati all’ufficio anagrafe di Partanna. Abbiamo chiesto i documenti relativi a Piera Aiello. Ci hanno detto che la signora “non è certificabile”. Cioè la sua posizione è congelata, è come se non ci fosse, dal Comune di Partanna non può uscire alcun certificato a suo nome. E allora?”, come scrive il sito Tp24. La deputata però ribatte: “Nel corso di questi lunghi anni da testimone di giustizia, la mia identità non è mai stata congelata, tanto che la uso regolarmente per atti formali. Per quanto riguarda l’indagine a mio carico, posso dire che si tratta di un equivoco relativo al numero civico della mia residenza”, come spiega in una nota. “Sono già stata ascoltata in procura e sono convinta che tutto si risolverà a breve nel migliore dei modi”, ha aggiunto.

La Aiello non è mai stata cancellata all’anagrafe

Come si apprende, Piera Aiello non è mai stata cancellata dall’Ufficio Anagrafe di Partanna (Trapani), nonostante fosse da 27 anni nel programma di protezione dei testimoni di giustizia con una identità diversa. La testimone di giustizia, cognata di Rita Atria, la ragazza che iniziò a collaborare con il giudice Paolo Borsellino e dopo la strage di Via D’Amelio morì suicida, è accusata di avere presentato false attestazioni che le hanno consentito di candidarsi nel marzo 2018 alla Camera dei deputati. La deputata, che solo un anno fa ha mostrato il suo volto, secondo l’accusa, avrebbe utilizzato il suo vero nome che non esiste più da 27 anni, cioè da quando vive sotto protezione. Un caso che ha destato scalpore tra gli stessi investigatori che quando si sono recati all’Ufficio anagrafe del piccolo comune trapanese hanno scoperto che Piera Aiello non solo non era mai stata cancellata dalle liste del comune ma che era ancora residente a casa del padre. “Una vicenda molto ingarbugliata”, si limitano a dire gli inquirenti. La parlamentare grillina è stata già interrogata, da indagata accompagnata dal suo legale, e avrebbe ripercorso tutta la trafila burocratica per potersi candidare con il M5S. Bocche cucite tra gli inquirenti che stanno seguendo il caso con molta discrezione. Piera Aiello è stata iscritta nel registro degli indagati dopo le elezioni insieme con un dipendente del Comune di Partanna, che oggi è in pensione. È stata la Prefettura di Trapani ad avvisare la Procura di Sciacca di una presunta anomalia nella certificazione di Piera Aiello. A quel punto, la Procura di Sciacca, diretta da Roberta Buzzolani, ha avviato una serie di accertamenti documentali, fino all’iscrizione nel registro degli indagati di Piera Aiello. La deputata un anno fa, il luglio, alla vigilia della commemorazione della strage di via D’Amelio, per la prima volta, Piera Aiello, raccontò la sua storia a viso scoperto. Lo ha fatto ad Agrigento, nel corso del convegno Dalla mafia alle mafie, l’agenda della mafia che si rinnova. Conversazioni su un fenomeno senza volti e confini, organizzato dal presidente dell’Anm di Agrigento alla presenza del procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio e lo scrittore Attilio Bolzoni. Il marito di Piera Aiello, Nicolò Atria, figlio del boss Vito Atria, fu ucciso il 24 giugno 1991, davanti alla moglie. Piera Aiello decise subito di denunciare i due assassini del marito e iniziò così a collaborare con la polizia e la magistratura, unitamente alla cognata Rita Atria con il giudice Paolo Borsellino. La cognata, dopo la strage di via D’Amelio, decise di togliersi la vita, per la disperazione. Un anno fa, a distanza di quasi trent’anni, Piera Aiello raccontò la sua storia. E, per la prima volta, a viso scoperto. “Non ho scatti che mi ritraggono con i miei figli, le uniche immagini sono quelle della loro nascita. Nessun selfie, nulla. Ma adesso mi riapproprio della mia vita, del mio volto: è come rinascere”.

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