Di Maio vuole “scippare” i migranti a Salvini. E lui: «I risultati li ho avuti io. Punto»

11 Mag 2019 10:46 - di Gabriele Alberti

Si è accesa un’altra miccia, l’ennesiama a redere esplosiva l’ unione di governo tra Lega e M5S. Dopo minacce e ricatti incrociati sul  caso, Siri, giustizia, Tav, Fabio Fazio, cannabis, arrivano a darsele di santa ragione anche sulla questione dei rimpatri dei migranti e sulle relative competenze all’interno dell’esecutivo. Fanno scariabarile. Il vicempremier Salvini si è visto accerchiato: prima l’ira della ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, che è saltata su di fronte alla messa in discussione dell’operato della Marina militare da parte di Salvini. Poi le critiche grilline sulla gestione degli sbarchi. «Senza minacce al mondo grazie soprattutto al lavoro del presidente Conte, siamo riusciti a salvare la vita a quelle persone e a fare in modo che ad occuparsene non fosse nuovamente l’Italia», si intesta Di Maio meriti non propriamente suoi. Gli asssist tra Conte e Di Maio non sono piaciuti a Salvini ha scritto una bella letterina sia al premier sia al titolare della Farnesina per ricordare loro che se qualcosa di buono è stato fatto lo devono a lui.  Ora, scrive Salvini, «serve un vero e proprio salto di qualità nella politica estera italiana nella sua collegialità, investendo profili di natura economica-commerciale e di politica estera tout court, ambiti che travalicano le competenze del mio dicastero».

Migranti, M5S -Lega: guerra sulle competenze

Volano le rivendicazioni: da un lato il leader del Carroccio rinfaccia all’alleato che i risultati sul fronte dell’immigrazione illegale sono dovuti ad una sua «personale esposizione». Ma i Cinquestelle ricordano al ministro che «i rimpatri sono di sua competenza, la lettera è una dichiarazione di fallimento». La media dei rimpatri nel 2019 è di 19,3 espulsioni al giorno meno del 20,2 registrato quando al Viminale c’era Marco Minniti. siamo alle liti da asilo d’infanzia: è stato più bravo lui; no io. Spetta a voi, no spetta a te. Rissa continua. «Non faccia lo gnorri – dicono i grillini-  Si prenda anche lui le sue responsabilità. Non aveva detto che avrebbe rimpatriato 600mila migranti in un mese?». Si fanno opposizione da soli. Il massimo.

Salvini fa il blitz

E allora basta. Il vicepremier  Salvini gioca la sua carta, tenta un blitz con il decreto sicurezza 2. L’annuncio arriva mentre il leader del Carroccio si trova in Prefettura a Napoli dopo i fermi per la sparatoria di piazza Nazionale in cui è rimasta ferita la piccola Noemi. Il dl, che consta di 12 articoli  introduce nuove norme che chiariscono le competenze dei vari dicasteri a proposito di sbarchi, inasprisce le misure contro i trafficanti di esseri umani e le sanzioni per chi aggredisce le forze dell’ordine, fanno sapere dal Viminale. Il decreto prevede anche l’istituzione di un commissario straordinario e l’assunzione di 800 persone con impegno di spesa per oltre 25 milioni di euro. Permetterà di notificare sentenze ai condannati attualmente in libertà e garantire così l’effettività della pena. Tra le altre novità, il potenziamento delle operazioni sotto copertura per contrastare l’immigrazione clandestina. E non manca una novità in vista delle Universiadi 2019 a Napoli: in città arriveranno 500 militari in più.

Si fanno opposizione da soli

Si consuma pertanto una nuova e profonda frattura tra i due alleati di governo. «Cosa pensiamo del decreto sicurezza bis e di questi nuovi poteri che chiede Salvini? Aspettiamo ancora i risultati dei rimpatri…», affermano fonti interne al mondo M5S  all’Adnkronos. «Se vuole lo aiutiamo noi!», aggiungono. Ma al di là dell’ironia,  si percepisce una guerra fredda che tanto fredda non è. Non solo. Dal M5S attribuiscono a Salvini «una crescente mancanza di rispetto nei confronti delle istituzioni» fino a stigmatizzarne gli atteggiamenti «ormai totalmente manchevoli».

Commenti

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  • NESTORE 11 Maggio 2019

    di MAIO SOLO UN IGNORANTE COME I SUOI ACCOLITi, così come il furbacchione
    Presidente del Consiglio.

    la verità verrà a galla alle elezioni e alla distruzione dell’economia Italiana.