Di Maio ritrova la parola: «Nel M5S nessuno ha chiesto le mie dimissioni»

27 Mag 2019 17:30 - di Michele Pezza
Luigi Di Maio

È un Luigi Di Maio con la delusione stampata sul volto quello che si presenta all’incontro con i giornalisti organizzato all’interno del ministero dello Sviluppo. E che cerca di dissimularla dispensando fair play sin dalle prime battute della sua conferenza stampa prima ringraziando «i 4,5 milioni che hanno votato il M5S» e «anche chi non ci ha votato» e poi facendo «i complimenti alla Lega e al Pd e a tutti i partiti che hanno avuto un incremento». La batosta elettorale, tuttavia, è stata troppo forte per potersela cavare con le buone maniera. E Di Maio lo sa benissimo. Così come sa che da ieri nulla sarà come prima nel rapporto con il vincitore, cioè l’alleato Salvini. Con lui deve ricucire gli strappi delle ultime settimane, ma stando attento a non coprirsi il capo di cenere.

«Complimenti a Salvini per la vittoria»

Per questo confida nell’aiuto di Conte, anzi lo cita per dire che insieme «abbiamo deciso di convocare il prima possibile un vertice di governo». Un rito da Prima Repubblica. Ma Di Maio ha bisogno di tempo e di recuperare, oltre ai voti, anche l’orgoglio. «Non rinunceremo mai a dire quando non siamo d’accordo. Saremo sempre argine a quello che non ci va bene», ha detto un secondo prima di sciorinare il solito elenco delle cose da fare: «Il salario minimo orario e lo faremo, così come il provvedimento per le famiglie che fanno figli e c’è da portare avanti un serio abbassamento delle tasse». L’interlocutore di Salvini resta lui.

Di Maio: «Ho chiesto a Conte un vertice di governo»

E ci tiene a dirlo: «Oggi – rivela – ho sentito tutti coloro che rappresentano le anime del M5S, Grillo, Casaleggio, Di Battista e Fico. Nessuno ha chiesto le mie dimissioni». Infatti, non è quello il problema, ma la linea da tenere con una Lega che in un anno di governo comune li ha addirittura doppiati nei consensi ribaltando completamente i rapporti di forza usciti dalle urne di un anno fa. E questo spiega perché gli insormontabili “no” di qualche giorno fa si siano trasformati nelle aperture di oggi. E così l’autonomia del Nord «si farà» ma «rispettando la coesione nazionale» mentre sulla Tav assicura che «non cercheremo lo scontro» tanto più che «nel contratto di governo c’è la Tav Torino-Lione». Persino la flat tax, finora snobbata dai Cinquestelle, grazie al verdetto elettorale, acquista nuova luce e fa dire a Di Maio: «Se ci sono i soldi, facciamola».

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