Di Maio alza il tiro su Salvini: «La Lega vuole lasciare la sanità in mano ai partiti»

14 Mag 2019 17:29 - di Valerio Falerni

Se fosse un film, uno di quei polpettoni simil-storici degli anni ’60, il titolo potrebbe essere “Salvini contro tutti“. Ma in politica gli effetti speciali durano solo fino a un certo punto e tentare di rompere l’assedio fendendo l’aria alla cieca non è la più invidiabile delle condizioni. Ma tant’è: il leader leghista le sta buscando da Di Maio senza ricevere lo sperato supporto dei suoi partner territoriali, Forza Italia e FdI, che – anzi – a due settimane dal voto europeo faticano a reprimere quel minimo di soddisfazione per le difficoltà in cui si dibatte l’antico alleato, come dimostra il botta e risposta sul voto in Sicilia tra Gianfranco Miccichè, proconsole di Berlusconi nell’Isola, e i vertici regionali del Carroccio. Risultato: il clima è tale che niente è certo, neppure la riunione del Consiglio dei ministri – l’ultimo prima del voto europeo – né il ventilato vertice di maggioranza.

Maggioranza ai ferri corti. In forse il Cdm

Nel frattempo, Di Maio insiste nella sua tecnica del colpo basso seguita da sorriso conciliante: «Vengo a sapere – si legge in una nota – che nella maggioranza qualcuno sta bloccando l’approvazione del nostro emendamento al decreto per la sanità in Calabria, emendamento che punta a togliere dalle mani dei partiti le nomine dei direttori generali nella sanità pubblica e che è nel contratto di governo. Se così fosse sarebbe molto grave. Sarebbe un no al merito, alla trasparenza, un no ai cittadini, un no pesante perché arriverebbe dopo lo scandalo che ha coinvolto il Pd in Umbria».

L’obiettivo di Di Maio è inchiodare la Lega alla vecchia politica

Nella strategia di Di Maio, la diffusione dell’immagine di una Lega “poltronista” è solo il sequel del brutto film andato in onda sul caso Siri. Ma inchiodare Salvini alle logore liturgie partitocratiche significa riprendersi l’esclusiva del cambiamento. Del resto, il calo dell’alleato nei sondaggi lo obbliga a non mollare la presa. Salvini lo ha capito  e mena forte brandendo qualsiasi cosa possa dividerlo dall’alleato grillino. L’elenco è lungo e c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ma il capo leghista sa anche che per riprendere quota deve intestarsi provvedimenti concreti. In mattinata, parlando in provincia di Verona, Nella  ne aveva appena annunciato uno sotto forma di due emendamenti al “decreto crescita“. Il primo potenzia l’assegno dedicato al ceto medio, il secondo prevede detrazioni fiscali per l’acquisto di pannolini e latte in polvere. Basteranno?

 

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