Di Maio a Salvini: «Abbassa i toni». La replica: «Quello minacciato di morte sono io» (video)
Dalle piazze e dai salotti tv della campagna elettorale, Matteo Salvini e Luigi Di Maio continuano a dirsele di santa ragione. Che siano i punti del programma di governo come le autonomie, che siano i temi caldi dell’attualità come l’immigrazione, che siano le circostanze della propaganda in vista del voto come la polemica sugli striscioni, tutto fa brodo per alimentare un clima di scontro che, prima di tutto, reca danno al Paese, perpetuando la paralisi dell’azione dell’esecutivo.
Di Maio accusa Salvini: «Polarizza lo scontro»
L’ultima frontiera di questo litigio continuo si consuma su un terreno pseudo ideologico, nel quale il M5S accusa Salvini di «polarizzare lo scontro». «Mi dispiace ma gli amici della Lega stanno polarizzando questo scontro tra fascismo e antifascismo. Così si parla di scontro ideologico invece delle cose da fare», ha detto ieri sera Di Maio nel corso della trasmissione Quarta Repubblica, sostenendo poi che «non è un problema personale con Salvini, è lui che l’ha presa sul personale su Siri». «È mio dovere contrastare parole che stanno diventando troppo tese, non con dei moniti ma col dire: abbassiamo i toni», ha poi aggiunto Di Maio. «Non è una strategia: io sono sempre lo stesso», ha sostenuto Di Maio in una intervista a Repubblica di oggi, sottolineando poi che «se la Lega torna su posizioni più moderate e la smette con i fucili, armi e carri armati…». «Sono una persona moderata: quando l’asticella si sposta troppo allora dico la mia», ha aggiunto Di Maio, affermando che «l’ultradestra è un pericolo». Insomma, sembra proprio che anche il M5s abbia il suo interesse in questa «polarizzazione».
Salvini: «Sono io quello minacciato di morte»
«Votare il M5S significa arginare le follie di ultra destra. Se si leggono i giornali sembra di essere tornati agli anni Settanta», ha detto ancora Di Maio nel corso di un comizio, per poi rincarare la dose su Repubblica. Alla domanda se fosse preoccupato per il fatto che «le manifestazioni di dissenso nei confronti di Salvini in questi giorni sono tacitate da sequestri di telefonini, persone segnalate, striscioni ritirati», Di Maio ha risposto che «non è nel mio stile». «C’è un po’ di nervosismo, bisogna abbassare i toni, evitare di soffiare sul fuoco. Ho fatto tante piazze e non ho mai avuto di questi problemi», ha sostenuto, cavalcando l’allarme lanciato dal Pd per qualche striscione di contestazione a Salvini infelicemente rimosso dalle piazze dei comizi. «Di Maio parla di tensioni nelle piazze? Mi sembra che le uniche minacce di morte siano contro di me. Per il resto i reati in Italia sono in calo ovunque mentre, purtroppo, sono in aumento i morti e gli infortuni sul lavoro», è stata la risposta del leader della Lega.
La paralisi del governo
E intanto restano impantanati nello scontro in seno a Palazzo Chigi provvedimenti come lo sblocca-cantieri, le autonomie, la flat tax, le nuove misure di contrasto all’immigrazione clandestina, la vertenza Alitalia. Temi cruciali e urgenti, che però vengono tutti rimandati a tavoli convocati, incontri da fare, mediazioni da trovare, decreti da scrivere.