Decreto “sicurezza-bis”, anche oggi fumata nera. L’ira del Carroccio

22 Mag 2019 16:40 - di Giacomo Fabi

Il Quirinale come scudo, Mattarella come alibi: il decreto “sicurezza-bis” sembra proprio destinato a non riemergere dai fondali cui lo hanno ricacciato Di Maio e Conte. Certamente non prima del voto nei domenica, come invece vorrebbe Matteo Salvini, tanto per sventolare un’altra bandiera di largo impatto popolare a ridosso dal voto europeo. E poiché Lega e M5S, nonostante tutto, sono pur sempre alleati e quindi un minimo di faccia bisogna pur salvarla, niente può funzionare meglio del solito “vorrei tanto ma non posso”, soprattutto se l’impossibilità ha l’imprimatur del Colle più alto.

Di Maio si rifugia dietro Mattarella: «Aspettiamo i rilievi del Colle»

Del resto, chi in mattinata era sintonizzato su Radio Anch’io ricorderà perfettamente che alla domanda se oggi sarebbe stata la giornata giusta per approvare il “sicurezza-bis”, Di Maio ha risposto trincerandosi dietro Mattarella: «Dipende da quali sono i rilievi costituzionali posti dal Quirinale». Per poi avvertire che «non bisogna avere fretta elettorale». E da Mattarella è salito il premier Conte. I due presidenti hanno pranzato insieme ed è probabile che abbiano affrontato il tema del “sicurezza-bis”. Chi ne è sicuro è proprio Salvini, lesto a mandare segnali distensivi al capo dello Stato: «Rispetterò pienamente i suggerimenti che arriveranno anche dal presidente Mattarella». Per lui è importante portare a casa un risultato, seppur saccheggiato e manomesso nei vari passaggi procedurali. Per questo aveva cominciato a cannoneggiare sul tema sin dal collegamento mattutino con Mattino Cinque, su Canale 5: «Il decreto sicurezza bis è pronto e spero venga approvato oggi o domani». Poco dopo, lasciava la piazza di Putignano, in Puglia, dicendo «vado a Roma, che ho un decreto sicurezza che farò di tutto perché sia approvato».

Salvini: «Il decreto sicurezza-bis è pronto»

Ma con il passare delle ore il vicepremier leghista ha usato toni meno assertivi: «Non lo fisso io il Consiglio dei ministri, io sono pronto. Poi, se mi si convoca, sono contento». Ma la convocazione non è mai arrivata, come confermato da Giancarlo Giorgetti, già anima governista della Lega e voce ora sempre più critica verso l’intesa con Di Maio: «Non mi risulta che si sia oggi un Cdm. Non è stato convocato». E a chi gli chiedeva a chi o che cosa fossero dovuto questi ritardi sul decreto “sicurezza-bis”, ha fornita una risposta col botto: «Non accuso nessuno, tantomeno il premier Conte, ma così – ha concluso – non si può andare avanti». E se lo dice lui…

 

 

 

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