Dazi, Trump usa twitter per intimidire la Cina. Ma col Dragone dovrà trattare
Il tweet di Donald Trump che annunciava, per la fine della settimana, i dazi sulle importazioni dalla Cina ha scosso i mercati e fatto salire la tensione tra i due colossi del commercio mondiale. A risentirne sono state anche le principali piazze europee che hanno cumulato in poco tempo pesanti perdite. I mercati soffrono adesso -come e forse più delle stesse aziende- lo scontro in corso tra Washington e Pechino. La Cina però, dopo aver considerato di annullare la visita a Washington del vice premier Liu He, per il round finale dei negoziati per l’accordo commerciale, ha desistito dalla linea dura ed ha inviato la sua delegazione al comopleto. Difficile ammansire il colosso orientale. Più facile venire a patti. Certo è che “la Cina non deve negoziare con una pistola puntata alla testa”, ha detto una fonte informata delle valutazioni del governo cinese al Wall Street Journal, sottolineando come Pechino sia stata colta di sorpresa dall’annuncio del presidente americano. A partire da venerdì, l’aliquota su 200 miliardi di dollari di merci del Dragone Rosso passerà, a meno di una marcia indietro, dal 10% al 25%; e nel prossimo futuro, un’ulteriore tagliola del 25% potrebbe scattare su altri 325 miliardi di prodotti importati dalla Cina. L’idea di Trump sembra quella di provocare un bel rimescolamento di carte, riportando tutto in alto mare per tenere forse sotto scacco l’avversario ed ottenere migliori condizioni negoziali. Che ci provi è normale. Che ci riesca, con un osso così duro come il cinese Xi, è altro paio di maniche.